Tanti auguri Rombo di Tuono!

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07-11-2014

“Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava Francesco Guccini nella sua Locomotiva. Era il 1972 e, appena due anni prima, un eroe giovane, e bello, aveva trascinato un popolo di guerrieri a uno storico trionfo

Di: Redazione Sardegna Live

“Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava Francesco Guccini nella sua Locomotiva. Era il 1972 e, appena due anni prima, un eroe giovane, e bello, aveva trascinato un popolo di guerrieri a uno storico trionfo, che oggi, a distanza di oltre quarant’anni, assume per la gente che ha vissuto quelle vicende i tratti epici dei poemi di Omero e le tinte romantiche e forti dei quadri di Delacroix.

Quando Gigi Riva da Leggiuno lasciò casa nel 1963 per sbarcare a

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Cagliari, in una Sardegnaumilee fatta di cose semplici, aveva 19 anni e il cuore carico di insicurezze e paure. La prematura perdita di entrambi i genitori lo aveva spinto a fare le valige, salutare il Lago Maggiore e le colline del varesotto per volare lontano.

“La prima notte in Sardegna mi affacciai alla finestra e vidi le luci dello stabilimento di Sarroch, pensai che fosse l’Africa” racconta spesso divertito.

Oggi che quell’eroe compie la bellezza di 70 anni, tutti lo celebrano e anche noi di Sardegna Live vogliamo ripercorrere quella magica favola.

Già, perché in quel 1963 il giovane Gigi non sapeva, non poteva sapere, che lì, sulla riva del Poetto, stava nascendo

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una delle favole sportive più belle e felici che il nostro Paese ricordi.

La cenerentola rossoblù si affacciò al campionato di Serie A per la prima volta nella stagione 1964-65, era partita la rincorsa alla locomotiva della storia. Ci vollero sei anni perché i semi piantati nel terreno sabbioso dello Stadio Amsicora dessero i loro frutti. Nel maggio del ’69 il Cagliari chiuse il campionato al secondo posto in classifica, era il preludio, l’alba di un’epoca nuova.

Dell’anno successivo, gli almanacchi del calcio conservano le profumate cronache di un capolavoro. Era nato un Cagliari stellare difeso dall’imbattibile portiere Albertosi e dai rocciosi difensori Martiradonna

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, Poli e Niccolai, galvanizzato dal gioco di Cera, Domenghini e Greatti, trascinato dai roboanti contropiedi di Riva e Nenè. Il Cagliari, quell’anno, sedette al tavolo delle grandi come una bambina sfrontata e, guidato dall’allenatore-filosofo Manlio Scopigno, lanciò la sfida alle potenze Juventus, Inter e Milan.

I rossoblu, al termine della stagione, cucirono al petto uno scudetto carico di significati. Fu una rivincita sociale per la Sardegna di banditi e pecorai che, scrisse il giornalista Gianni Brera, “in quell’occasione entrò per la prima volta in Italia”.

Tutta l’isola fu scossa da un irripetibile brivido di emozione e Gigi Riva, così, divenne Rombo di Tuono, una figura mitologica, una divinità antica e straordinariamente umana.

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Singolari, poi, le vicende che lo legarono alla Nazionale di cui, ancora oggi, è il miglior marcatore di sempre con 35 gol segnati in appena 42 incontri per una media realizzativa che ha dell’incredibile. Vinse a Roma, contro la Jugoslavia di Dragan Dzajic, l’unico campionato Europeo di cui l’Italia possa fregiarsi in una finale incantata allo Stadio Olimpico, era il 1968. Due anni più tardi, la semifinale Mondiale contro la Germania Ovest a Città del Messico, dove ancora una targa fuori dallo Stadio Azteca ricorda quella gara come “el partido del siglo” (la partita del secolo). Finì 4-3 per gli azzurri, segnò anche lui, Gigi Riva, mentre un commosso e incredulo Nando Martellini urlava ai microfoni Rai “Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani!”. In finale un inarrestabile Brasile fermò i

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