Una lunga storia d'amore

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15-03-2018

Quattro anni fa si spegneva Gianni Medda, dopo una vita accanto a sua moglie Elena

Di: Giuliano Marongiu

Nella vecchia stazione di Sarcidano, lungo la strada che da Isili conduce verso Nurallao, fioriscono i gerani.

Tra quelle brezze del mattino e i primi profumi di campo, un giovane con la sua bicicletta percorre chilometri di pensieri, animato da una grande volontà di fare e creare.

Si chiama Gianni Medda, terzogenito di sette figli. Nasce a “Nuradda” il 10 Gennaio del 1935: suo padre Pietro, operaio nell’Industria boschiva, taglia alberi per produrre carbone e traversine per le miniere; la madre Luigia gestisce “su stangu”, un piccolo emporio, unico in paese, che vende tabacchi e generi vari.

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A Sarcidano, in una casa modesta nei pressi della stazione ferroviaria di Nurallao, Elena Farris vive con la sua famiglia formata da dodici figli e tanta povertà. Nelle sue trasferte per la scuola, spesso si reca a fare la spesa “a su stangu de sa domo de ziu Pera”, dove si paga “al mese”, quando il padre riscuote il suo salario.

Elena ricorda Gianni, non ancora “suo”, nel transito che percorre abitualmente in direzione di Mandas, per rifornirsi di tabacco: “era bello, ma all’inizio non lo volevo proprio, perché avevo l’impressione che corresse dietro a diverse ragazze. Una volta mi scrisse una cartolina, ma una mia amica mi confidò che aveva fatto altrettanto con lei!”

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Di fatto, una sera Elena rientra a casa e trova Gianni che nel frattempo si era presentato ai genitori:

“Ciao” – le dice – “Cosa vuoi?” (risponde Elena) - “Già lo sai” (ribatte lui).

Quel timido e imbarazzato contatto, benedetto dai genitori, segna l’inizio di una lunga frequentazione.

Elena si iscrive in una scuola di Sanluri, sogna di fare l’ostetrica, ma il futuro marito non è d’accordo. Successivamente trova impiego come commessa in un negozio di Via Bayle a Cagliari: al fine di poterla incontrare più spesso, Gianni trova un nuovo impiego e si fa assumere come autotrenista, prima di assolvere agli obblighi di Leva a Piacenza.

L’unici gennaio del 1959, dopo sette anni di fidanzamento, si sposano nella Cattedrale di Castello.

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Un matrimonio modesto: pochi intimi e un pasto consumato nella casa dei genitori di lei, dove provvisoriamente trovano dimora.

All’indomani dello scambio degli anelli, Gianni confessa alla sua giovane sposa un segreto che lo divora: “Sono stato licenziato tre giorni fa. Avevo paura di ferirti, per questo non te l’ho detto prima”.

Elena guarda negli occhi il suo giovane sposo e lo rassicura: “Non importa, lavoro io”. Venticinquemila lire al mese, in parte già impegnate per l’acquisto della camera da letto, sono i primi “mattoni” per la costruzione di un amore da dividere in due. “La nostra vita è stata così: abbiamo avuto tanto, ma ci sono stati momenti in cui abbiamo perso tutto; altri in cui dal niente, siamo risaliti”

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- racconta Elena, mentre si muove nella sua casa piena di luce e ricordi, al settimo piano di una palazzina elegante di Selargius - “L’alluvione che distrusse Firenze travolse anche i nostri risparmi e le nostre speranze. Gianni lavorava per alcune Ditte fiorentine che naufragarono sotto l’impeto di quella tragedia. Anni terribili per noi. Avevo preso in affitto un box al Mercato di San Benedetto, pensando ai figli piccoli da mantenere. I figli sono sempre stati la nostra vera ricchezza: quando nel 1961 è nato Luciano, il primogenito, ci siamo trasferiti in Via Ariosto, poi sono arrivati Antonio, Roberta e Annalisa”.

Gianni è un vulcano di idee, si ingegna, la sua esistenza è una rete di incontri, stabilisce contatti, instaura amicizie durature, vive in simbiosi con il suo lavoro e negli anni ha fatto veramente di tutto. “

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Nel 1960, grazie ad un ispettore, avevo trovato impiego come rappresentante della Manzotin. A seguire tante esperienze: una volta diedi persino il nome “Forza Cagliari” ad un brandy della Distilleria Benvenuti che ebbe un grande successo commerciale”.

Quando nasce la televisione privata lui è tra i primi che muove i passi al suo interno: “Il Calderone” era il titolo di un programma che veniva trasmesso dalla zona di Castello. Era molto divertente: i partecipanti vincevano il ‘sombrero d’argento’. C’era molta inventiva”.

Il suo amore per le tradizioni nasce negli ascolti di quando, ancora bambino, assisteva nella piazza di Nurallao alle Gare dei poeti che improvvisavano versi:

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“La gente si portava la sedia da casa, era uno spettacolo. Le feste di allora non ci sono più. Ricordo che negli anni mi sono comprato lo stereo “Geloso” e ascoltavo i canti sardi nelle cassette Stero 8”.

Lilly, la figlia più piccola della coppia, ricorda i suoni della sua infanzia: “le note della fisarmonica e le voci dei cantadores hanno accompagnato quelle domeniche che non riesco a immaginare senza il sole. Eravamo felici, perché lui ritornava a casa per il fine settimana, e dopo la messa c’era sempre il piacere di stare uniti, di stare insieme”.

Gli anni del grande successo sono vissuti sotto i riflettori e con i televisori accesi: esplode il fenomeno “Sardegna Canta”, tutti i sardi il martedì sera si sintonizzano per assistere ai balli e ai canti di un’isola che Gianni Medda conosce bene, e che contribuisce a valorizzare e a divulgare. Nel 2003 la nuova avventura professionale conduce i coniugi Medda verso nuove produzioni televisive e altri successi da consolidare.

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Dice Elena: “I veri successi li abbiamo vissuti all’interno della nostra famiglia e hanno il volto dei nostri figli e dei nostri nipoti. Tra i momenti da non dimenticare ci sono gli anniversari dei 25 e 50 anni di matrimonio, festeggiati rispettivamente nella Chiesa al Bastione di Cagliari, la stessa che ci aveva uniti il nostro primo giorno e nella Chiesa di Su Planu”.

Una vita di condivisioni, l’uno la metà dell’altra, con il piacere di svegliarsi la mattina e sapere, mentre respirano lo stesso profumo del primo caffè, che durante il nuovo giorno l’uno può ancora contare sull’altra.

Da quattro anni Gianni non c’è più: mentre i mandorli fioriscono e la primavera sta per arrivare i suoi occhi si chiudono. Per sempre. Cala un manto di malinconia e qualcosa muore per sempre anche nel cuore di Elena che ora continua ad amare, da sola, per tutti e due.

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Giuliano Marongiu

Cagliari 15 marzo 2018

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