Bergoglio: zio Paperone o Francesco d'Assisi?

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22-04-2014

L'esempio duale di Papa Francesco, che dimostra parsimonia per le spese personali e generosità nel distribuire ai più poveri, dovrebbe essere seguito soprattutto dai nostri governanti.

Di: Redazione Sardegna Live

L'esempio duale di Papa Francesco, che dimostra parsimonia per le spese personali e generosità nel distribuire ai più poveri, dovrebbe essere seguito soprattutto dai nostri governanti.

Il famoso swatch di Bergoglio ieri l'altro si è rotto. Il cinturino usatissimo lo ha abbandonato dopo centomila “guardate” del cardinale poi diventato papa. Lui preoccupatissimo ha inviato l'inserviente al più vicino orologiaio di Roma per poter sostituire il cinturino. “Solo il cinturino”, dice Bergoglio preoccupato per la spesa. Ma ahimè, da una prima ricognizione, si scopre che la sua sostituzione costa più dell'intero orologio. Così, manco fosse Zio Paperone, ci son voluti i sali per convincere il pontefice a comprarne uno nuovo: “quello che costa meno” si raccomanda lui.

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L'esempio del papa è controverso: ottimo per un verso, cattivo per l'altro. Se lo si guarda infatti sotto il profilo dell'esempio per chi amministra la cosa pubblica, esso è sicuramente un ottimo e fulgido esempio di come dovrebbe comportarsi chi può utilizzare i fondi che tutti noi, con le tasse, abbiamo contribuito a formare. Renzi sotto questo profilo ha già iniziato a fare il primo passo, ponendo un tetto agli stipendi dei manager pubblici. Ed anche se Moretti insiste nella protesta “anti-tetto” credo che sia auspicabile che tale tetto scenda ancora. L'auspicio è che si ponga ad un livello che consenta ai personaggi di spicco dell'economia pubblica o della politica di avere un tenore di vita un tantino alto, ma senza consentirgli di avere un surplus di denaro che inevitabilmente finirà per rimpinguare il loro patrimonio bancario, senza produrre effetti benefici per la nostra economia. In questo sta la differenza tra il profilo più o meno buono dell'esempio di Bergoglio: quando un ricco spende, il meno ricco ci guadagna.

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Ma se il ricco è troppo ricco, si supera quella soglia per la quale la spesa si ferma, ritraendo la liquidità dal circuito dell'economia reale per trasporla in quello dell'economia virtuale dei mercati finanziari. Se Moretti si compra la barca, non si deve essere gelosi, anzi. Farà lavorare chi la costruisce, chi vende prodotti per la nautica, chi opera nelle manutenzioni di quel settore, ed indirettamente chi a questi ultimi fornisce i prodotti o le attrezzature necessarie per farlo. Anche nel nostro piccolo, se tutti fossimo dei “Paperoni-tirchioni” l'economia ristagnerebbe. Ma se Moretti oltre la barca, i vestiti di lusso, o le vacanze da sogno, ha talmente tanti soldi che non sa che farsene, tali denari finiranno inevitabilmente nei paradisi fiscali o comunque nei forzieri delle banche. L'esempio di Papa Francesco dunque, dovrebbe essere seguito soprattutto da chi amministra i soldi pubblici, il quale dovrebbe essere dotato di una “parsimoniosa attitudine professionale alla spesa”.

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Lo stesso Bergoglio però, che dimostra parsimonia nelle spese personali, diventa prodigo quando si tratta di donare ai poveri. Lo ha dimostrato distribuendo cibo e soldi ai clochard della capitale, nei giorni che precedevano la pasqua. Anche in questo caso l'esempio di Bergoglio dovrebbe essere seguito sopratutto dai nostri governanti.

Nell'ottocento il pensiero liberista non prevedeva, secondo le teorie degli economisti dell'epoca, l'intervento dello stato nell'economia. Adam Smith sosteneva la teoria della mano invisibile. Con la quale, secondo il padre del liberismo, un imprenditore perseguendo i suoi interessi inconsapevolmente perseguiva anche quelli di un intero sistema economico, e quindi degli altri. Dal New Deal in poi, grazie a Roosevelt, il pensiero Keynesiano ha permesso allo Stato di intervenire sull'economia per ridistribuire il reddito anche ai più poveri. Questo tipo di pensiero, il quale ha inaugurato il concetto di stato-sociale, ha permesso ai paesi occidentali di far crescere le loro economie sino a far progredire un benessere sociale che non sarebbe mai stato possibile se fossero rimaste intatte le teorie ottocentesche. Oggi il mondo economico con un passo da gambero, riportando in auge antichi pensieri che hanno reso pochi ricchissimi e troppi poverissimi, ci ha dimostrato come l'economia reale attuale è stata sottomessa a quella virtuale d

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