Politica ai box per due giorni

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31 gen 2013

Di: Redazione Sardegna Live

di Dante Tangianu

Per i credenti, oggi, è il giorno della resurrezione, della riconciliazione del mondo con se stesso: buona Pasqua a tutti. Come si dice, per una volta la voglia sarebbe di “staccare la spina”, di pregare per chi ha fede e di assentarsi dalla quotidianità per chi ha bisogno di raccogliersi ogni tanto nei valori della vita, della società e della famiglia. Tutti pronti, dunque, a far festa per i due giorni che il calendario, cristiano e non, ci concede per vivere ognuno, nella propria interiorità, le più appaganti sensazioni. Se la giornata di oggi rappresenta, allora, la celebrazione della fede, dei principi e dei valori, da buoni peccatori ci riserviamo un’eccezione, perché il risveglio di stamattina è stato scosso da un turbinio di titoli dei giornali che, a scanso di equivoci o illusioni, ci hanno detto: “Fermi tutti. Dove andate? Dal mondo non si può scendere, neanche per un giorno o due”. E’ vero, non si può scendere, quand’anche illusi di trascorrere momenti di rifugio attesi anche per “ricaricare le pile”, di buon senso, soprattutto. Già, perché è proprio quello che spesso manca, e non da ora. Ovviamente, ciascuno di noi pensa di averne e anche tanto. D’altra parte, chi crede di non possedere quel buon senso che poi è anche saggezza? Sfuma, invece, fino a mancare interamente quando l’entità non è l’individuo, ma un partito politico. Qui c’è di tutto e per tutti, senza filtri inibitori. Partiamo, dunque, dalla Costituzione italiana, visto che oggi i titoli dei giornali la presentano, a seconda degli orientamenti politici, dei punti di vista e alla luce delle ultime scelte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come una Carta stracciata o strapazzata, oppure da difendere strenuamente. Bè, svegliarsi sotto un assalto polemico veemente e velenoso di proporzioni imprevedibili è stato come uscire dal sonno per effetto dell’esplosione di una bomba ad alta deflagrazione. D’altra parte, altrettanto imprevedibili sono state le decisioni prese dal capo dello Stato poco dopo le 13.00 di ieri. Nessuno le aveva previste, né le parti in causa (i partiti), né i commentatori della politica. Ormai in Italia c’è la corsa verso le previsioni sbagliate, dopo quelle infauste delle ultime elezioni. Ebbene, noi, oggi, stando ai commenti e alle riflessioni del giorno dopo, ci troviamo di fronte a un presidente della Repubblica che da una parte avrebbe stracciato la Costituzione, mentre dall’altra il suo operato sarebbe stato impeccabile, in pieno rispetto del quadro normativo generale, a partire appunto dalla nostra Carta fondamentale. La differenza di valutazione al riguardo, tra gli opposti schieramenti, è abissale e nella stessa misura allarmante. Un dubbio a questo punto, ancora una volta, sorge e vale per tutti gli attori in campo: sono proprio sicuri, loro, i partiti, di avere un pensiero, per le cose da fare, sul come e sul quando, aderente e realistico pari a quello degli elettori dai quali hanno ricevuto il mandato? Questo è il nodo da sciogliere, il resto è propaganda, ambiguità e malafede. Serve ricordare e dire di chi è la responsabilità se ancora abbiamo una legge elettorale che i cittadini respingono e che i partiti dicono di non volere? Ora, ma non è la prima volta, accusare e strattonare il presidente della Repubblica per l’inconcludenza, l’ improduttività e le nefandezze perpetrate dalla classe politica nelle sue variopinte configurazioni degli ultimi lustri, sembra essere una cosa davvero priva di decenza. Sarà bene ricordare anche che il governo Monti è stato partorito dopo una gravidanza provocata non da un solo padre e che pure la decisione supplementare di ieri di Giorgio Napolitano rappresenta il risultato di una gestazione non voluta e verso la quale, colpevoli tutti i partiti in Parlamento, è stato spinto il presidente della Repubblica. Ogni forza politica vorrebbe un suo capo dello Stato in un Paese in cui sembra ci sia davvero una corsa per dividerlo, che però non è quella che vogliono i cittadini affamati di giustizia, di lavoro e di equità sociale. Ci sono due giorni di pausa: viviamoli come momenti di festa e di riflessio

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