Mondiali di calcio. La sconfitta con la Costa Rica : spesso ritornano…gli abatini

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23 giu 2014

Di: Redazione Sardegna Live

La nostra squadra azzurra è bella ma fragile. Diverte e appare imbattibile quando gli avversari sono gentili e generosi come gli inglesi ormai ombra del loro illustre passato. Viceversa, sono fragili come il cristallo quando s’imbattono contro ostacoli che possono essere ora il caldo, che spaventa però solo i nostri giocatori, ora i costaricensi, che, in quanto a motivazioni, la partita l’avevano già vinta prima di scendere in campo.

“Diavolo di un pallone”, sembravano dire a se stessi i calciatori italiani dopo il fischio finale dell’arbitro. E già. Noi potevamo competere in quanto a classe e scuola calcistica, ma tutto va a ramengo quando gli avversari hanno anch’essi qualità e soprattutto, cosa che è mancata alla squadra di Cesare Prandelli, dimostrano dal primo all’ultimo minuto quella ferocia sportiva che, bisogna ammettere, non è stata mai il nostro forte e che con la Costa Rica è mancata del tutto.

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Spenti i fari delle motivazioni, il resto è venuto da sé, cioè notte fonda. In campo è sembrato di vedere undici “abatini”, proprio così come il grande maestro Gianni Brera avrebbe definito gli ipotetici atleti azzurri della partita con i costaricensi. Una formazione di guerrieri l’abbiamo vista, ma non aveva la maglia azzurra, era dall’ altra parte.

Tutt’altro che guerrieri, quelli che dopo la bella, ma illusoria vittoria con gli inglesi erano già i beniamini dei tifosi, sono diventati troppo presto spettatori del gioco altrui. Sono rimasti lì a guardare, travolti dalle scorribande feroci e inesauribili degli avversari. È anche vero che se Balotelli avesse infilato la rete costaricense quando ne ha avuta l’opportunità, probabilmente oggi si sarebbe potuto parlare di un’altra partita.

E sì, perché a noi basta poco per trasformarci d’incanto. Siamo imprevedibili. Possiamo essere grandi o piccoli senza trovarne le ragioni, perché non diamo punti di riferimento: siamo italiani. Peccato che stavolta il nostro ruolo sia stato quello dei piccoli, anzi, piccolissimi e inevitabilmente sconfitti. Ad maiora, Italia.

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