Maxi frode da 44 milioni di euro: beni sequestrati anche a Sassari

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08 ago 2023

Il sistema di frode, ideato e attuato da un 45enne, ha visto coinvolte 46 imprese

Di: Arianna Zedda

Nell'ambito dell'operazione denominata “ Carry on sell ”, i finanzieri del Comando Provinciale di Bologna, all'esito di articolate indagini, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, per un ammontare complessivo di 32 milioni di euro tra denaro contante , disponibilità bancarie, immobili e quote societarie nelle province di Bologna, Modena, Terni e Sassari .

Il provvedimento cautelare segue attività investigative condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna e iniziate nel 2020, iniziate dopo verifiche alcune fiscali eseguite nei confronti di quattro

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aziende bolognesi operanti nel settore della commercializzazione all'ingrosso di prodotti informatici .

I controlli, effettuati tramite accessi aziendali e domiciliari, rilevamenti e acquisizione di documentazione fiscale e informatica, hanno fatto luce su una frode “carosello” il cui schema criminoso, tra il 2016 e il 2019, avrebbe consentito un'evasione dell'Iva di 44 milioni di euro , sfruttando la normativa UE sulle transazioni intracomunitarie, “non imponibili” ai fini Iva.

Il sistema di frode, ideato e attuato da un 45enne di origine ternane, stabilmente residente a Bologna , ha visto coinvolte 46 imprese , perlopiù evasori totali, dislocate in Emilia Romagna e nel resto del Nord Italia.

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L’ideatore della frode aveva posto a capo di diverse aziende alcuni suoi prestanome con il compito di acquistare da una società polacca prodotti informatici senza l’applicazione dell’Iva. La merce veniva poi ceduta, solo 'cartolarmente' e sottocosto, a ulteriori società create appositamente per interporre passaggi e soggetti economici nella catena di vendita così da rendere più complessa l’identificazione dello schema illecito e dei responsabili. Il meccanismo fraudolento ha consentito la totale evasione delle imposte da parte imprese coinvolte, le quali, oltre a non versare l’Iva e a non presentare alcuna dichiarazione fiscale, venivano fatte cessare dopo pochi mesi di “attività” per essere prontamente sostituite. I prodotti informatici, ceduti a prezzi molto competitivi alle società bolognesi, erano così commercializzati online generando profitti fiscali sia in termini di risparmio d’imposta che di crediti Iva.

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Gli esiti delle indagini hanno permesso di denunciare 63 persone responsabili, a vario titolo, di omesso versamento dell’Iva, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali, reati in parte commessi nel territorio bolognese e in parte in altre Regioni italiane.

Per la sola provincia felsinea è stato ricostruito un giro di false fatture il cui utilizzo in dichiarazione, per 210 milioni di euro, ha condotto la Procura locale a notificare 10 avvisi di conclusione delle indagini all’artefice della frode e ai legali rappresentanti delle aziende operanti nel bolognese, contestando reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per i quali sono previste pene fino a 8 anni di reclusione.

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