Variante brasiliana Covid, cos'è e perché preoccupa. Bassetti: "Sfugge a difese"

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18 gen 2021

"Arrivano notizie di persone, come il caso di un'infermiera, che si sono reinfettate in un tempo anche breve perché il virus ha circolato in maniera indisturbata"

Di: Redazione Sardegna Live - Adnkronos Salute

"La variante brasiliana 'E484K' sembra essere una mutazione abbastanza significativa". A parlarne con l'Adnkronos Salute è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria. "Arrivano notizie di persone, come il caso di un'infermiera, che si sono reinfettate in un tempo anche breve perché il virus ha circolato in maniera indisturbata. È molto simile alla variante Sudafricana, evidentemente riesce a sfuggire al nostro sistema immunitario", sottolinea l'esperto che aggiunge: "E' chiaro che queste mutazioni vanno adeguatamente e meticolosamente studiate anche in Italia perché il virus sta circolando". "Per studiare queste mutazioni - precisa - Occorrono però laboratori molto attrezzati e investimenti nella ricerca. Da qui ai prossimi mesi vedremo altre varianti del coronavirus. Sappiamo che il vaccino può essere modificato, come già avviene per quelli antinfluenzali, per contrastarle".

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Secondo Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia e co-coordinatore della Scuola di specializzazione medica in Scienze dalla nutrizione - Dipartimento di Studi europei Jean Monnet, la variante brasiliana del coronavirus Sars-CoV-2 "indiscutibilmente genera preoccupazione perché contiene un nucleo di mutazioni genetiche uniche, alcune delle quali rendono la proteina d'aggancio del virus alla cellula umana 'invisibile' agli anticorpi che l'uomo può avere prodotto, e d'altro canto" perché "ha evidentemente portato a un cospicuo incremento dei casi nei luoghi della sua identificazione". "Gli anticorpi umani prodotti contro la forma originaria del virus - spiega all'Adnkronos Salute - non riescono a neutralizzare questa nuova variante che riesce a eludere l'azione di blocco esercitata dalle cellule immunizzanti che, pur essendoci, non risultano pienamente efficaci". "Quindi - avverte - bisognerà applicarsi per cercare nel più breve tempo possibile di individuare le misure più adeguate per la protezione umana. Intanto continuiamo con l'immunizzazione verso ciò che è certo funzioni".

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Quello che si sa finora sulla variante brasiliana di coronavirus Sars-Cov-2, come pure sulle varianti inglese e sudafricana, "non basta a far temere effetti negativi disastrosi" per l'andamento dell'epidemia di Covid-19. E' questo il pensiero della microbiologa dell'ospedale Sacco di Milano Maria Rita Gismondo, che all'Adnkronos Salute riferisce come, "in questo momento, nel nostro laboratorio abbiamo trovato solo qualche soggetto con la variante Uk, soprattutto fra le persone arrivate dall'Inghilterra nei giorni festivi o prefestivi, mentre non abbiamo individuato ancora nessuno con la variante sudafricana né con la variante brasiliana".

"Il discorso rimane sempre quello dell'indagine scientifica, della necessità di studi approfonditi", sottolinea la direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Sacco - Che una variante abbia un impatto importante sulla diffusione del virus, sulla sua patogenicità o, cosa ancora più grave, sull'efficacia protettiva del vaccino, non può assolutamente rilevarsi con delle accidentali osservazioni. Bisogna studiare il fenomeno e capire prima di tutto cosa una determinata variante provoca, perché non basta che ci sia una mutazione genica: bisogna capire che cosa la mutazione genica comporta esattamente, sulla base di opportune evidenze scientifiche" che per adesso secondo Gismondo non sono ancora sufficienti.

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La variante brasiliana del coronavirus Sars-CoV-2 "indiscutibilmente genera preoccupazione perché contiene un nucleo di mutazioni genetiche uniche, alcune delle quali rendono la proteina d'aggancio del virus alla cellula umana 'invisibile' agli anticorpi che l'uomo può avere prodotto, e d'altro canto" perché "ha evidentemente portato a un cospicuo incremento dei casi nei luoghi della sua identificazione". Lo spiega all'Adnkronos Salute Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia e co-coordinatore della Scuola di specializzazione medica in Scienze dalla nutrizione - Dipartimento di Studi europei Jean Monnet.

"Gli anticorpi umani prodotti contro la forma originaria del virus - sottolinea l'esperto - non riescono a neutralizzare questa nuova variante che riesce a eludere l'azione di blocco esercitata dalle cellule immunizzanti che, pur essendoci, non risultano pienamente efficaci. Quindi - avverte Minelli - bisognerà applicarsi per cercare nel più breve tempo possibile di individuare le misure più adeguate per la protezione umana. Intanto continuiamo con l'immunizzazione verso ciò che è certo funzioni". 

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