Aldo Moro. 40 anni fa la strage: con lo statista morì anche la politica
"Le indagini di quei 55 giorni furono contrassegnate da una serie di errori, omissioni e negligenze"
Di: LaPresse - di Denise Faticante
Alle 9.02 del 16 marzo 1978 tutto è compiuto: anche l'attacco al cuore dello Stato. Quaranta anni fa l'Italia è messa sotto scacco: un commando composto da 19 esponenti delle Brigate Rosse rapisce - sotto la sua casa romana in via Fani, all'incrocio con via Stresa - il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Vengono ammazzati i cinque componenti della scorta: il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, l'appuntato Domenico Ricci, il brigadiere Francesco Zizzi, l'agente Raffaele Jozzino e l'agente Giuliano Rivera. Il tragico evento è un giro di boa della storia italiana: nulla sarà più come prima. In poco meno di una manciata di minuti di spari, precisi e ben direzionati, il gruppo d'assalto preleva
LA FIGURA POLITICA DI MORO Il 16 marzo di 40 anni fa non è un giorno qualsiasi: è il giorno in cui il nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, sta per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia.
INDAGINI: ERRORI ED OMISSIONI
LA POSIZIONE DE PARTITI E IL PAPA I partiti reagiscono dividendosi in sostenitori della cosiddetta linea della fermezza e fautori della trattativa con i brigatisti. Per la fermezza si schierano la maggior parte dei partiti: la Dc, Pci, i Liberali, il Psdi e i Repubblicani di Ugo La Malfa. Per la trattativa, i socialisti di Bettino Craxi, i radicali di Marco Pannella e la sinistra non comunista. Entra in questo quadro di forze anche Papa Paolo VI, amico personale di Moro. Memorabile è la sua lettera inviata alla Brigate rosse per chiedere la liberazione di Aldo Moro e il suo grido d'aiuto a Dio durante l'omelia ai funerali del segretario della Dc. "Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse - si legge nella lettera rivolta ai terroristi - restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l'onorevole Aldo
Quanto al Pci, esso rappresentava non tanto il nemico da attaccare quanto un concorrente da battere. Durante il sequestro, nell'appartamento vissero con l'ostaggio Anna Laura Braghetti, l'insospettabile proprietaria, il suo apparente fidanzato che si spacciava come l'ingegnere Luigi Altobelli (che era in realtà il brigatista Germano Maccari), esperto militante romano amico di Morucci, e Prospero Gallinari, brigatista clandestino che, essendo già ricercato, rimase per tutti i giorni del rapimento chiuso dentro l'appartamento e fu carceriere di
Mario Moretti, che viveva in prevalenza in via Gradoli insieme a Barbara Balzerani, si recava quasi tutti i giorni in via Montalcini per interrogare l'ostaggio ed elaborare, in collegamento con gli altri membri del comitato esecutivo, la gestione politica del sequestro.
Oggi, dopo 40 anni, il suo ultimo discorso ai parlamentari democristiani il 28 febbraio del '78 suona profetico: "C'è la crisi dell'ordine democratico, crisi latente, con alcune punte acute. Il dato serpeggiante del rifiuto dell'autorità, il rifiuto del vincolo, la deformazione della libertà che non sa accettare né vincoli né solidarietà. Immaginate cosa accadrebbe in Italia, in questo momento storico, se fosse condotta sino in fondo la logica della opposizione, da chiunque essa fosse condotta, da noi o da altri, se questo Paese dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili, fosse messo ogni giorno alla prova di una opposizione condotta fino in fondo".