Giovani italiani sempre più a rischio infezioni sessuali. La sifilide è aumentata del 400%

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29-02-2020

Tra il 2010 e il 2019 si assiste ad un netto aumento dei casi di persone con una infezione sessualmente trasmissibile.

Di: DocGenerici

I dati emersi dagli ultimi studi è allarmante: la percentuale di malattie veneree è in forte aumento.

Gli under trenta sottovalutano il pericolo e ancora troppo spesso non utilizzano il preservativo per fare sesso. Tra il 2010 e il 2019 si assiste ad un netto aumento dei casi di persone con una infezione sessualmente trasmissibile. Raddoppia, tra il 1991 e il 2019, anche il numero di stranieri con una malattia confermata e in atto. Inoltre, si registra un incremento generalizzato sino al 400%, in diversi centri, dei casi di sifilide. E se si considera che non tutti i pazienti si rivolgono a strutture pubbliche, diventando quindi difficile poter monitorare l'esatto andamento epidemiologico, ci sono validi motivi per non sottovalutare il fenomeno.

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Con le malattie a trasmissione sessuale non si scherza. E invece negli ultimi anni si è quasi persa (soprattutto tra i giovani) la percezione di quanto possano essere pericolose. Anche mortali. Per questo è bene sapere cosa sono, quante sono e come proteggersi.

Le infezioni sessualmente trasmesse, un tempo note come “malattie veneree” e poi come “malattie sessualmente trasmesse”, sono un vasto gruppo di malattie infettive che possono causare sintomi acuti, infezioni croniche e gravi complicanze a lungo termine.

Attualmente sono noti ben oltre 30 diversi agenti patogeni, tra batteri, virus, protozoi, funghi ed ectoparassiti, responsabili di infezioni sessualmente trasmesse.

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Batteri: Neisseria gonorrhoeae (gonorrea o infezione gonococcica), Chlamydia trachomatis (infezioni uro-genitali, anorettali e faringee da clamidia, linfogranuloma venereo), Treponema pallidum (sifilide), Haemophilus ducreyi (cancroide o ulcera venerea), Klebsiella granulomatis (granuloma inguinale), Gardnerella vaginalis, Mycoplasma hominis, Ureaplasma urealyticum, Streptococco di gruppo B, Stafilococco aureus (infezioni batteriche non gonococciche e non clamidiali).

Virus: Virus dell’immunodeficienza umana (infezione da HIV/AIDS), Herpes simplex virus di tipo 2 e di tipo 1 (herpes genitale), Papillomavirus umano (Infezione cervicale, condiloma genitale, cancro della cervice uterina, della vulva, della vagina, dell’ano e del pene), Virus dell’epatite B e C (epatite, cirrosi, epatocarcinoma), Cytomegalovirus (infezioni a carico di cervello, occhio, apparato gastrointestinale), HHV-8 (sarcoma di Kaposi), Pox virus (mollusco contagioso).

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Protozoi: Trichomonas vaginalis (uretrite e vaginite).

Funghi: Candida albicans (vulvovaginite nella donna; balanopostite nell’uomo).

Ectoparassiti: Phtirus pubis (pediculosi del pube), Sarcoptes scabiei (scabbia).


I dati parlano chiaro

I dati dei due sistemi di sorveglianza sentinella attivi in Italia (basati uno su centri clinici e l’altro su laboratori di microbiologia clinica) hanno rivelato, tra l’altro, un aumento negli ultimi quattro anni del numero di persone con una infezione sessualmente trasmessa confermata, un aumento da vari anni, in modo costante e rilevante, dei casi di condilomi ano-genitali (verruche genitali), un aumento dei casi di infezione da Chlamydia trachomatis, in particolare tra le giovani donne di 15-24 anni, e che l’epidemia di sifilide, iniziata negli anni 2000, non si è esaurita.

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Il ritorno dell’HIV

In Italia, nel 2017, sono state riportate 3.443 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza italiana è simile all’incidenza media osservata tra i paesi dell’Unione Europea (5,8 nuovi casi per 100.000). Nel 2017, i casi più numerosi sono attribuibili a trasmissione eterosessuale (46%, specificamente: 25% maschi e 21% femmine), seguiti dai casi relativi ai maschi che fanno sesso con maschi (38). Le persone che usano sostanze rappresentano il 3% di tutte le segnalazioni. Tra il 2015 e il 2017 il numero di nuove diagnosi di infezione da HIV è rimasto sostanzialmente stabile con un andamento simile per tutte le modalità di trasmissione. Nel nostro Paese, nel 2017, sono stati segnalati 690 casi di AIDS, pari a un’incidenza di 1,1 nuovi casi per 100.000 residenti. Oltre il 70% dei casi di AIDS segnalati nel 2017 era costituito da persone che non sapevano di essere HIV positive. Nel 2017 l’incidenza maggiore di infezione da HIV è stata nella fascia di età 25-29 anni.

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Come si trasmettono?

Gli agenti responsabili di queste infezioni si trasmettono attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale, orale) per contatto con i liquidi organici infetti (sperma, secrezioni vaginali, sangue, saliva). Inoltre, si possono trasmettere attraverso il sangue (ad es. trasfusioni, contatto con ferite, scambio di aghi per iniezione, tatuaggi, piercing e agopuntura praticati con strumenti non sterili) o con i trapianti di tessuto o di organi (HIV, HBV, HCV, sifilide), ed infine, per passaggio diretto dalla madre al feto o al neonato durante la gravidanza, il parto, o l’allattamento (es. HIV, HBV, herpes genitale, sifilide, gonorrea, clamidia).

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Come si presentano?

Le manifestazioni cliniche delle infezioni sessualmente trasmesse sono spesso aspecifiche. I segni e sintomi più frequenti sono: secrezioni anomale dei genitali, dolore alla parte bassa dell’addome, comparsa di prurito e/o di lesioni di qualunque tipo nella regione dei genitali, dell’ano, o della bocca, necessità di urinare frequentemente, dolore o bruciore durante l’emissione dell’urina, dolore e sanguinamento durante e/o dopo il rapporto sessuale.

Nel caso dell’infezione da HIV dopo il contagio è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi dell’infezione solo al manifestarsi di una malattia. Sottoporsi al test HIV è, quindi, l’unico modo di scoprire l’infezione. Questo periodo di sieropositività asintomatica può durare anche diversi anni, fino a quando la malattia non diventa clinicamente conclamata a causa dell’insorgenza di una o più malattie cosiddette “indicative di AIDS”. Se si sono avuti comportamenti a rischio è bene effettuare il test dopo uno-tre mesi dall’ultima esposizione a rischio. Infatti, sapere di essere infetti con l’HIV consente di usufruire di un’assistenza medica precoce e di poter effettuare tempestivamente la terapia farmacologica che permette oggi di vivere meglio e più a lungo. Con le terapie attualmente disponibili, una persona HIV positiva ha un’aspettativa di vita analoga a quella di una persona HIV negativa.

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La prevenzione è l’unica strada

Per prevenire queste malattie è fondamentale usare correttamente il profilattico, limitare il numero di partner, evitare comportamenti sessuali a rischio, utilizzare i vaccini disponibili, essere consapevoli che una percentuale rilevante di soggetti asintomatici sono invece infetti ed infettanti.

Poche precauzioni possono ridurre, o addirittura annullare, il rischio di infezione da HIV e ridurre il rischio di alcune infezioni sessualmente trasmesse. Per evitare la trasmissione dell’infezione per via ematica evitare l’uso in comune di siringhe, aghi e altro materiale per l’iniezione di droghe e sottoporsi a iniezioni, agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing solo se gli aghi utilizzati sono monouso. Per evitare la trasmissione dell’infezione per via sessuale, avere rapporti sessuali mutuamente monogamici con un partner non infetto o astenersi dai rapporti sessuali e, nel caso di rapporti occasionali (vaginali, orogenitali o anali), utilizzare sempre il preservativo.

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Tutte le donne sessualmente attive dovrebbero effettuare un test annuale per la clamidia a partire dai 26 anni, mentre per tutti i maschi omosessuali è raccomandabile l’effettuazione di indagini di laboratorio annuali per clamidia, sifilide, gonorrea e HIV.

Cosa fare per non peggiorare la situazione

Chi ha il sospetto di aver contratto una infezione sessualmente trasmessa deve comunicarlo al proprio partner, avere rapporti sessuali solo con l’uso del preservativo e parlarne subito al proprio medico perché buona parte di queste infezioni possono essere curate efficacemente mentre, in caso di mancata terapia, non sono infrequenti gravi sequele e complicanze come la cronicizzazione della malattia, la sterilità, la trasformazione oncogena (tumorale), la sinergia con l’infezione da HIV. La cura immediata di una infezione sessualmente trasmessa, infatti, riduce il rischio di contrarre l’infezione da HIV perché le infezioni sessualmente trasmesse producono lesioni a livello dei genitali che favoriscono l’ingresso e l’uscita del virus dell’HIV: chi è affetto da una infezione sessualmente trasmessa presenta un rischio molto più alto, rispetto a chi non ne è affetto, di contrarre o di trasmettere l’infezione da HIV. Infine, una cura tempestiva è fondamentale per prevenire la trasmissione delle infezioni sessualmente trasmesse ad altre persone.

Nota: Le informazioni riportate in questo testo non sostituiscono in alcun modo i consigli, il parere, la visita, la prescrizione del medico.

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