27 gennaio, oggi è il Giorno della Memoria
Il 27 gennaio 1945 fu il giorno in cui l'esercito sovietico entrò nel campo di concentramento di Auschwitz
Di: Arianna Zedda
Il 27 gennaio 1945 fu il giorno in cui l'esercito sovietico entrò nel campo di concentramento di Auschwitz , scoprendo cosa succedeva al suo interno e rivelandolo al mondo. La legge 211 del 20 luglio 2000 istituì in Italia il 'Giorno della Memoria' , celebrato ogni anno da allora per ricordare, come recita l'articolo 1, " lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani deportati nei campi di concentramento, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetti i perseguitati":
L'ONU ha proclamato, nel 2005, il 27 gennaio 'Giornata Internazionale della Commemorazione in memoria delle vittime dell'Olocausto' , in occasione dei 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento, al fine di ribadire quanto sia importante studiare ciò che è successo in passato.
La testimonianza più realistica e veritiera dell'Olocausto è stata affidata per anni al ricordo dei pochi superstiti ancora in vita, che quell'orrore lo hanno vissuto. Ma oggi, dopo il 7 ottobre, quella memoria è tornata a essere parte del nostro presente. Una data che il presidente della Repubblica , Sergio Mattarella , ha definito " una raccapricciante replica degli orrori della Shoah
Questo però sarà anche un sabato di tensione, dopo le decisioni di far rinviare i cortei pro Palestina. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato: "È una questione che ci preoccupa abbastanza in questo momento, al di là del merito delle manifestazioni, perché in Italia rispettiamo il diritto di manifestare
A Milano il corteo è stato posticipato a domenica mentre in altre città invece ci sono state resistenze. I Giovani Palestinesi hanno confermato la presenza a Milano, Roma, Napoli e Cagliari: "Scendiamo in piazza contro i divieti perché abbiamo memoria. La repressione non ci fermerà. Rispetto a quello che sta pagando il nostro popolo per la propria libertà, questo piccolo atto di disobbedienza civile è un rischio trascurabile". Le prefetture e le questure hanno rafforzato quindi i dispositivi per garantire l’ordine pubblico.