Ripristinato il carcere per gli incendiari

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24 gen 2013

Qualora fossero scoperti gli incendiari che hanno bruciato, creando terrore, disperazione e danni incalcolabili, vaste aree della Sardegna il 7 agosto e nei giorni successivi, non andranno, una volta condannati, a finire in carcere. Il decreto legge “svuota carceri” del governo Letta, in vigore dal 1° luglio, aveva, infatti, incluso l'incendio doloso tra i reati minori, prevedendo per essi la pena alternativa dell'affidamento ai servizi sociali o degli arresti domiciliari.

Di: Redazione Sardegna Live

Qualora fossero scoperti gli incendiari che hanno bruciato, creando terrore, disperazione e danni incalcolabili, vaste aree della Sardegna il 7 agosto e nei giorni successivi, non andranno, una volta condannati, a finire in carcere. Il decreto legge “svuota carceri” del governo Letta, in vigore dal 1° luglio, aveva, infatti, incluso l’incendio doloso tra i reati minori, prevedendo per essi la pena alternativa dell’affidamento ai servizi sociali o degli arresti domiciliari. Di tale mostruosità nessuno se n’era accorto, salvo la lega “Diritto per l’Ambiente” che con le sue proteste ha indotto il parlamento, in sede di conversione in legge dello stesso decreto, a ripristinare il carcere per tale fattispecie di reato. Non ci sarà più, dunque, per i piromani, dal 20 di agosto, una pena alternativa alla detenzione dietro le sbarre così come, invece, aveva previsto l’atto d’urgenza del governo per risolvere il problema dell’intasamento abitativo delle strutture carcerarie.

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Alla nuova disciplina sfugge, però, il reato costituito dall’incendio doloso commesso prima dell’entrata in vigore della legge che, in quanto a conseguenze penali, non potrà avere effetto retroattivo. Dunque, sotto questo aspetto, chi ha messo “a ferro e fuoco” la Sardegna nei giorni in cui si temeva anche per le popolazioni dei centri abitati, in alcuni casi fatti anche parzialmente sgomberare, potrà farla franca e cioè non finirà, qualora scoperto e condannato, in carcere.

Ora è difficile dire se gli incendiari degli inizi di agosto, autori di danni incalcolabili a persone, animali e patrimonio, fossero informati circa l’esistenza e il contenuto del decreto legge del 1° luglio che avrebbe, se identificati, consentito loro di sfuggire alla detenzione in un istituto di pena. Però, in merito, qualche dubbio resta, perché, in assenza pene adeguate, la propensione a delinquere può diventare irrefrenabile. Il piromane è pericoloso comunque, ma dargli ulteriore libertà vuole dire aumentare i rischi e andare incontro con più facilità a situazioni inimmaginabili, ma purtroppo già vissute, di fronte alle quali non ci saranno mai abbastanza né uomini né mezzi sufficienti per fronteggiare le emergenze del fuoco.

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Ebbene, quando si dice che rispetto all’azione devastatrice del fuoco, nessuno può chiamarsi fuori per ciò che non ha fatto e che, comunque, avrebbe potuto fare, ecco che ci troviamo dinanzi alle responsabilità di chi ha voluto inserire nel decreto “svuota carceri” l’incendio doloso come reato minore e, quindi, fuori dall’applicazione della pena detentiva nelle patrie galere. Oggi, come tendenza generale, non è più di “moda” rispondere delle proprie responsabilità, figuriamoci poi se queste sono di natura politica. Fortunatamente, nel caso del provvedimento, improvvido nella disciplina dell’incendio doloso, voluto dal Governo, è stato posto rimedio; però, certo, i nostro è un Paese che da “culla del diritto” troppe volte passa a quello in cui non è più certa né la pena né l’esistenza della stessa. E’ il caso, forse, di fermare la deriva.

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