Graziano Mesina accusato di comandare due associazioni per delinquere finalizzate al traffico di stupefacenti, estorsioni e altri gravi reati

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12-04-2016

Scandisce bene le parole il procuratore reggente Gilberto Ganassi quando, nella sua requisitoria, tratteggia il carico di elementi raccolti contro l'ex primula rossa del banditismo sardo, accusato di comandare due associazioni per delinquere finalizzate al traffico di stupefacenti, estorsioni e altri gravi reati.

Di: Redazione Sardegna Live

"Questa vicenda ci dice che detenzioni anche di decenni, come nel caso di Graziano Mesina, non cessano la capacità di delinquere".

Scandisce bene le parole il procuratore reggente Gilberto Ganassi quando, nella sua requisitoria, tratteggia il carico di elementi raccolti contro l'ex primula rossa del banditismo sardo, accusato di comandare due associazioni per delinquere finalizzate al traffico di stupefacenti, estorsioni e altri gravi reati.

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"Orgosolo con Mesina - ha riassunto il pm che guida la Direzione distrettuale antimafia di Cagliari - in quegli anni è diventato epicentro del traffico di eroina e cocaina, ma non solo. Gli elementi raccolti hanno portato a trovare sistematiche conferme. Non si accrediti, per quanto registrato nelle intercettazioni, la tesi di un Mesina fanfarone, vanaglorioso o che parla a vanvera. Non ci sono sbruffonate né vanterie. Tutte le cose dette trovano conferma".

Il magistrato inquirente ha poi puntato l'indice su Corrado Altea, l'avvocato che secondo l'accusa avrebbe prestato i propri servigi alla banda criminale sgominata con un blitz quasi tre anni fa.

"Per la banda - ha chiarito Ganassi - avere l'avvocato Altea che poteva entrare in qualsiasi carcere era un contribuito preziosissimo: in un caso è entrato tre volte per scoprire da un detenuto dove fosse nascosta la droga e poi riferirlo al suo capo".

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È un gruppo di criminali temerario e armato sino ai denti quello dipinto dal pubblico ministero, basti pensare che in un caso - ha ricostruito - Mesina avrebbe fatto prelevare a Sant'Elia un furgone frigo al boss locale Vinicio Fois per un debito di circa 8.000 euro legato presumibilmente alla droga.

Per la riconsegna, a Nuoro, le due bande sarebbero state armate e pronte a scontrarsi nel caso i soldi non fossero stati dati. L'ex primula rossa, attualmente detenuto a Badu'e Carros, è rimasto tutto il tempo in silenzio, anche quando il pm Ganassi ha elencato le armi su cui poteva contare: "aveva certamente la disponibilità - ha spiegato - di un Ak47 di fattura cinese e di due fucili da guerra".

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In chiusura, dopo aver parlato per quasi quattro ore, il procuratore reggente ha fatto riferimento al suo predecessore Mauro Mura, titolare di molte inchieste sui sequestri di persona, che ipotizzava la complicità degli intermediari in vari rapimenti a scopo di estorsione.

"Mauro Mura aveva visto giusto anni fa su Graziano Mesina", ha detto Ganazzi. Il 5 maggio nuova udienza davanti al collegio della seconda sezione penale presieduta da Massimo Poddighe: l'ex primula rossa ha annunciato dichiarazioni spontanee. "Parlerà a lungo?"

Gli ha chiesto il presidente, ricevendo da 'Grazianeddu' un esplicito sì con la testa.

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