Rinasce il Museo del Costume. Un polo che unisce la tradizione alle grandi mutazioni culturali e sociali

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15 dic 2015

Il Museo del Costume, oggi presieduto da Bruno Murgia, è il più importante museo etnografico della Sardegna. Aperto permanentemente dal 1976 con il nome di Museo della Vita e delle Tradizioni Popolari Sarde, è un caso singolare nel panorama europeo dei musei etnografici per la qualità delle collezioni e il numero dei visitatori.

Di: Redazione Sardegna Live

Il lavoro, la festa, i modi dell’abitare e del vestire, l’alimentazione, la religiosità e l’immaginario popolare, la società che cambia: una straordinaria esperienza culturale da provare in un polo museale nuovo, uno dei più grandi d’Europa nel campo etnografico.

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Sabato 19 dicembre, alle 10.30, l’ISRE inaugura a Nuoro, in via Antonio Mereu 56, aperto a tutti, il Museo del Costume, ampliato e completamente ristrutturato.

Undici sale tematiche nel corpo principale per una rappresentazione generale della vita tradizionale dell’Isola proposta attraverso ambientazioni e oltre quattromila oggetti esposti, e poi uno spazio-accoglienza dedicato al pubblico, un bookshop e spazi per manifestazioni e mostre temporanee, con numerose nuove sale che nascono nei vecchi e gloriosi locali.

Per l’occasione ne sono state allestite due: “Canone inverso”, dedicata alle raccolte di ceramiche della Regione Sardegna a confronto con antiche casse tradizionali delle collezioni ISRE; “L’età della febbre”, mostra con 65 splendide immagini di Wolfgang Suschitzky, propedeutica a un’altra basata sugli scatti del fotografo viennese che nel 1948 e nel 1950 documentò le fasi della campagna antimalarica cui si deve la definitiva sconfitta della malattia. In occasione dell’inaugurazione si osserverà l’orario continuato dalle 10.00 alle 20.00 e l’ingresso sarà gratuito. A regime il prezzo intero del biglietto sarà di 5 euro.

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Il Museo sarà regolarmente aperto in occasione di Natale, Capodanno, Pasqua, Lunedì dell’Angelo e per le feste del 25 aprile e del 1 maggio, Ferragosto e per Sa Die de sa Sardigna.

IL MUSEO La prima sala ospita la time-line dei fatti che hanno segnato la storia della Sardegna dalla preistoria al 1950, comparata con gli avvenimenti di interesse mondiale, compreso un video-wall con filmati dedicati alle diverse forme del paesaggio rurale, costiero e montano dell’Isola.

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Nelle sale successive: l’introduzione all’etnografia; le principali attività produttive rappresentate in grandi vetrine/diorami dove sono ricostruite scene simboliche grazie a manichini a grandezza naturale e agli strumenti del lavoro; poi i pani, la tessitura, i costumi raccolti in una grande vetrina, esposti su manichini maschili e femminili disposti in corteo (54 abiti); ancora, la ricostruzione di una cumbessia, la vetrina dedicata alla Grande Festa Campestre in omaggio all’opera del grande pittore Giuseppe Biasi e infine i gioielli e gli amuleti (450 oggetti) presentati in uno spazio che richiama la cappella di un santuario, una sorta di simbolico ritorno al luogo di origine.

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LA STORIA Il Museo del Costume, oggi presieduto da Bruno Murgia, è il più importante museo etnografico della Sardegna. Aperto permanentemente dal 1976 con il nome di Museo della Vita e delle Tradizioni Popolari Sarde, è un caso singolare nel panorama europeo dei musei etnografici per la qualità delle collezioni e il numero dei visitatori. Il complesso di edifici che lo ospita, costruiti tra il 1957 e il 1960 sul colle di S. Onofrio su disegno dell'architetto Antonio Simon Mossa, appare come un villaggio sardo immaginario.

Dal 1972 il museo viene acquisito al patrimonio dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico quale essenziale strumento di conoscenza e divulgazione del patrimonio etnografico e della vita sociale e popolare della Sardegna e aperto al pubblico nell'agosto del 1976.

Per l’occasione, il professore dell’Università di Sassari, Facoltà di letteratura, Aldo Morace, illustrerà il decreto del ministro Franceschini con il quale si promuove l’Edizione nazionale dell’Opera omn

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