Omicidio Dina Dore: "lo ordinò il marito per motivi passionali"

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03 ott 2015

Questa in sintesi la motivazione della sentenza depositata ieri dei giudici della Corte d'assise di Nuoro che il 6 aprile scorso hanno condannato all'ergastolo il dentista di Gavoi, Francesco Rocca, come mandante dell'omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto in paese, nella casa di famiglia, il 26 marzo 2008.

Di: Redazione Sardegna Live

"In merito al movente del delitto deve ritenersi che Francesco Rocca abbia conferito ai suoi complici l'incarico di uccidere la moglie per motivi passionali ed economici e, segnatamente, per poter continuare la sua relazione sentimentale con Anna Guiso senza dover sopportare le conseguenze 'sociali' ed economiche di un'eventuale separazione".

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Questa in sintesi la motivazione della sentenza depositata ieri dai giudici della Corte d'assise di Nuoro che il 6 aprile scorso hanno condannato all'ergastolo il dentista di Gavoi, Francesco Rocca, come mandante dell'omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto in paese, nella casa di famiglia, il 26 marzo 2008. Centodiciannove pagine firmate dal giudice estensore Manuela Anzaldi e dal presidente Antonio Luigi Demuro che ripercorrono i passaggi salienti del processo e confermano in sostanza l'impianto accusatorio del Pm della Dda di Cagliari Danilo Tronci.

Secondo i giudici, l'omicidio è stato premeditato da Rocca e messo a segno con la complicità di Pierpaolo Contu, minorenne all'epoca dei fatti, già condannato a 16 anni in primo grado e in appello come esecutore materiale del delitto. Rocca, si legge nella motivazione, avrebbe architettato il presunto sequestro della moglie per allontanare i sospetti da sé.

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In questo modo avrebbe potuto liberarsi di Dina senza "sopportare le conseguenze economiche assai gravose per lui, tenuto conto anche della sua situazione patrimoniale, essendo Rocca fortemente indebitato".

I giudici hanno ritenuto attendibile la testimonianza di Stefano Lai, che ha dato una svolta alle indagini: il giovane di Gavoi, a 5 anni dal delitto, ha raccontato agli inquirenti la confessione raccolta dall'amico Pierpaolo Contu, che gli aveva detto di essere stato lui a uccidere la donna su mandato di Rocca, dietro una ricompensa di 250mila euro o di una casa. Determinante, per la Corte d'assise, ai fine della colpevolezza dell'imputato, una frase del dentista alla sua amante intercettata durante le indagini: "Un giorno lo saprai che cosa ho fatto per te e allora ti renderai conto di quanto ti amo".

Scrivono i giudici: "La conclusione che il dialogo appena analizzato contenga una sorta di confessione, appare rafforzata dalla valutazione delle frase che Rocca ha pronunciato in un'altra conversazione telefonica: dopo aver detto alla Guiso di voler trascorrere le vita con lei, afferma che allora non aveva avuto senso tutto il resto, ossia 'farla morire'". I difensori del dentista hanno 45 giorni di tempo per impugnare la sentenza in appello.

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