Scorie nucleari in Sardegna. Scontro tra Meloni e Cappellacci. Il deputato PD: "Crea allarmismi privi di fondamento"

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27-03-2015

Continua lo scontro tra Pd e Forza Italia circa la possibilità che in Sardegna possa essere realizzato il deposito unico nazionale per i rifiuti nucleari.

Di: Redazione Sardegna Live

Continua lo scontro tra Pd e Forza Italia circa la possibilità che in Sardegna possa essere realizzato il deposito unico nazionale per i rifiuti nucleari.

“Non passa giorno, ormai da diversi mesi, senza che qualche esponente del centrodestra sardo alimenti allarmismi privi di qualsiasi fondamento”, scrive il deputato del Partito Democratico Marco Meloni che aggiunge: “Particolarmente attivo, nelle ultime settimane, l’on. Ugo Cappellacci. È un atteggiamento ormai insopportabile, che richiederebbe, sia da parte delle istituzioni che da parte degli organi di stampa, una verifica più puntuale della realtà oggettiva della questione.”

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Meloni spiega: “Le cose sono molto chiare: anzitutto, è in corso una valutazione oggettiva, da parte di vari organi dello Stato e sulla base di criteri internazionali, circa l’idoneità di tutto il territorio nazionale ad ospitare il deposito. La scelta del sito di realizzazione del deposito verrà effettuata partendo da candidature volontarie. Si tratta di un aspetto che è necessario ripetere: la scelta avviene non solo con la partecipazione ma su richiesta dei territori interessati. Solo se noi sardi lo volessimo, dunque; e noi sardi non lo vogliamo.

Chi parla di questo tema si attenga ai fatti e chi alimenta allarmi ingiustificati sia considerato per quello che

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è: un ciarlatano”, conclude il deputato PD.

La replica dell’ex governatore della Regione Sardegna Ugo Cappellacci non tarda ad arrivare: “Aspettiamo che sia il Ministro a rispondere con chiarezza e a sgombrare il campo dall’ipotesi che la Sardegna venga scelta come sede del deposito delle scorie nucleari, non da un deputato eletto in Liguria. L’ultima volta che qualcuno diede rassicurazioni come quelle scritte dal deputato - aggiunge l'esponente di FI-, il giorno dopo arrivarono le navi cariche della munnezza campana e i camion carichi di rifiuti passarono tra una manganellata e l’altra ai cittadini sardi che si opponevano a tale sopruso. Due settimane fa il ministro Galletti ha dichiarato che ancora non possedeva i documenti. Poiché, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, le carte sono arrivate proprio il giorno dopo, 12 marzo, al ministero, ora vorremmo sentire da lui parole chiare sul punto. Sulla questione delle centrali e dei depositi di scorie ci sono anche sentenze della Corte Costituzionale molto chiare che dovrebbero sconsigliare decisioni unilaterali da parti da Roma. Proprio per questo motivo, poiché i casi in cui il Governo ha fatto di testa sua non sono certo rari, alla luce delle notizie in nostro possesso, abbiamo ritenuto opportuno lanciare un allarme per evitare che l’isola potesse essere scelta come pattumiera d’Italia e abbiamo chiesto di ribadire il netto diniego della Regione a tale ipotesi. L’intervento del deputato eletto in Liguria sembra più orientano a difendere il Governo dai sardi che i sardi dal Governo,

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ma speriamo comunque che non faccia mancare il suo contributo e il suo sostegno all’isola, preferendo le ragioni della comunità a quella di chi gli ha garantito un collegio sicuro".

Il botta e risposta via social non si ferma. “Vede, on. Cappellacci – scrive Meloni -, io cerco di svolgere al meglio il mio compito di parlamentare nazionale, e ovunque fossi eletto non ridurrei il mio impegno per difendere gli interessi, insieme, dell'Italia e della Sardegna, la mia terra, nella quale sono nato e nella quale vivo. Esattamente il contrario di quello che ha fatto lei consegnando il simbolo della nostra Autonomia (la bandiera dei quattro mori a Berlusconi) a colui il quale avrebbe privato (con lei ossequioso e silente) la Sardegna dei miliardi di euro conquistati dal centrosinistra con la positiva conclusione della vertenza sulle entrate, oltre ad aver condotto il nostro Paese sull'orlo del baratro, prima di rassegnare le sue dimissioni”.

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