Talana. Peste suina, azienda modello messa in ginocchio dalle leggi

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30 ott 2014

«La mia azienda è bloccata da oltre un anno a causa dei focolai di peste suina accertati nei comuni di Tortolì, Arzana e Urzulei. Mi trovo davanti a una situazione allucinante. Il mio allevamento, che per legge rientra nella “zona di sorveglianza”, è in regola e gli animali sono in piena salute, ma i veterinari della Asl non vengono per fare i prelievi previsti e così la mia attività è ferma con perdite economiche assurde».

Di: Redazione Sardegna Live

«La mia azienda è bloccata da oltre un anno a causa dei focolai di peste suina accertati nei comuni di Tortolì, Arzana e Urzulei. Mi trovo davanti a una situazione allucinante. Il mio allevamento, che per legge rientra nella “zona di sorveglianza”, è in regola e gli animali sono in piena salute, ma i veterinari della Asl non vengono per fare i prelievi previsti e così la mia attività è ferma con perdite economiche assurde».

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Stefano Arzu, giovane allevatore di Talana, ha atteso oltre un anno prima di denunciare la situazione che sta mettendo in ginocchio la sua attività. I focolai di peste suina riscontrati in Ogliastra, l’ultimo è stato accertato nel mese di giugno ad Arzana, hanno bloccato anche la sua azienda che si trova in località Arbuleu a 10 chilometri da Lotzorai.

I RITARDI Dopo 45 giorni dal vincolo, secondo quanto prescrive la legge, il servizio veterinario avrebbe dovuto effettuare visite cliniche e prelevare i campioni di sangue per constatare la mancata diffusione della malattia nell’azienda di Arzu, ma così non è stato.

«La Asl sarebbe dovuta intervenire a fine luglio, al massimo agli inizi di agosto - spiega l’allevatore di Talana -, ma fino ad ora nella mia azienda non si è presentato nessuno. Ho segnalato più volte il problema, ma dal servizio sanitario mi hanno fatto sapere che non hanno personale per poter prelevare i maiali e procedere di conseguenza agli accertamenti. Da quando è scoppiato il primo focolaio nel territorio, ovvero un anno e mezzo fa, io non ho più potuto vendere gli animali. Sono autorizzato alla macellazione e alla vendita solo in Sardegna. Il problema è che la mia azienda ha come attività primaria quella della vendita dei capi vivi. Da giugno ad oggi ho perso oltre 30 mila euro. Sono arrivati allevatori da ogni paese della Sardegna per acquistare le scrofe e i maiali castrati, ma nonostante le numerose richieste hanno bloccato la mia attività creandomi un danno economico assurdo. Oggi chi vuole avviare un allevamento deve acquistare gli animali da aziende accreditate e super controllate e in un momento dove il mercato si stava muovendo bene ho subito il blocco totale per colpe non imputabili al mio operato».

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AZIENDA MODELLO L’azienda di Stefano Arzu è stata presa come modello dall’Agenzia Laore Sardegna e a breve un allevatore di Gairo terrà uno stage di 60 ore al fine di poter avviare il suo allevamento personale.

«In una delle ultime riunioni ufficiali con gli allevatori - dice Arzu - ho sollevato il problema anche a un esponente della Regione Sardegna che pubblicamente ha dichiarato di non essere a conoscenza che alcune aziende fossero ancora bloccate. Se le istituzioni, da quanto dicono, si stanno impegnando per abbattere il problema della peste suina devono sapere che stanno mandando in malora le aziende che negli anni e tra mille difficoltà si sono messe in regola. Io non voglio nessun incentivo per il benessere animale. Un indennizzo di tre, quattro o cinque mila euro non ha nessun valore rispetto al capitale perso a causa del blocco delle vendite dei capi».

LA BEFFA Stefano Arzu fa sapere che ha affidato il suo caso a due legali perché corre anche il rischio di vedersi affibbiare una multa che va dai 3 ai 6 mila euro a causa del sovraccarico di bestiame nel suo terreno.

«Se non mi danno la possibilità di vende

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