Ospedale San Camillo di Sorgono al collasso. I sindaci della Barbagia e del Mandrolisai: “Da Nieddu aspettiamo segnali di vita”

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07 mag 2021

Medici in affitto per salvare il San Camillo? Il Presidente della Commissione sanità Gallus: “Una soluzione fino a quando non ci saranno medici a disposizione. Lo smantellamento di un presidio sanitario è un fallimento di tutti”

Di: Roberto Tangianu

C’è un ospedale da salvare, un territorio da tutelare e migliaia di cittadini a cui deve essere garantito il diritto alla salute, anche e soprattutto in una prospettiva futura. La battaglia dei sindaci e delle comunità della Barbagia e del Mandrolisai per salvare l’ospedale San Camillo di Sorgono continua da anni senza sosta. Passano i sindaci, cambiano i vertici a livello istituzionale, si succedono gli assessori.

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Negli anni che passano inesorabili, però, nulla sembra cambiare. O meglio, ad analizzare bene le cose sembra che con lo scorrere del tempo si sgretoli in qualche modo una struttura di vitale importanza, punto di riferimento per un bacino di circa 20 mila persone.

L’ENNESIMO APPELLO DEI SINDACI Il presidente della Comunità montana Gennargentu Mandrolisai e sindaco di Atzara Alessandro Corona, da anni, ormai, è impegnato sul campo di battaglia per difendere il San Camillo insieme ai 13 sindaci di tutto il territorio. Abbiamo analizzato punto per punto le criticità che riguardano il presidio ospedaliero di Sorgono.

Dal quadro che segue emerge una situazione che gli stessi amministratori locali definiscono devastante. Allo stato attuale, infatti, il San Camillo non solo risulterebbe essere “svuotato” dei servizi primari, ma in una prospettiva non troppo futura la situazione che si verrebbe a creare potrebbe essere ancor più devastante.

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“Per quanto riguarda la situazione del San Camillo abbiamo richiesto un incontro urgente all’Assessore Nieddu e siamo in attesa che ci dia un segnale di vita”. Ci spiega Allessandro Corona. “Son passati diversi giorni da tale richiesta e non abbiamo ancora ricevuto segnali. Mi auguro che ci sia, almeno questa volta, quell’educazione istituzionale necessaria a dare risposte a un intero territorio. In caso contrario prenderemo atto che c’è differenza tra uomini e uomini e tra amministratori e amministratori e agiremo di conseguenza”.

LE CRITICITA’ DEL SAN CAMILLO REPARTO PER REPARTO In attesa di conoscere gli sviluppi dei nuovi appelli mossi dai sindaci del territorio della Barbagia e del Mandrolisai, riportiamo di seguito la situazione attuale dell’ospedale San Camillo mettendo in evidenza i problemi e le criticità.

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REPARTO DI RADIOLOGIA Non è operativo h24, è l’unico in Sardegna con questa carenza. L’organico attuale conta due radiologi. Per la sua operatività ed efficienza servirebbe un terzo radiologo, l’attivazione della teleradiologia e l’assunzione di un direttore locale.

REPARTO DI CHIRURGIA L’Unità operativa risulta essere chiusa e l’endoscopia digestiva è stata sospesa. I posti letto a disposizione sono 10. Ad oggi l’organico è formato da 3 dirigenti chirurghi di cui una in prepensionamento. Sarebbe necessario avere un direttore e sei medici. L’Unità dovrebbe vedere attuato il Week-day surgery e il riconoscimento della Struttura Complessa (incentivo per la presenza di un Responsabile e quindi garanzia della continuità operativa).

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Per garantire l’utilizzo della sala operatoria andrebbe attivata la preesistente consulenza di ortopedia operativa. E infine, sarebbe necessaria l’attivazione di una consulenza per il ripristino dell’attività endoscopica.

REPARTO DI MEDICINA È a rischio chiusura per la carenza di medici. Organico attuale, per il reparto che ritrova 20 posti letto, conta 1 direttore, 4 medici di cui 1 con esenzioni, e uno impegnato per quattro turni su sei del DH oncologico. Per scongiurare la chiusura sarebbe necessaria l’assunzione di due medici più uno per il DH oncologico.

REPARTO DI NEFRODIALISI Anche questo reparto è a rischio chiusura per la carenza di medici a fronte, invece, del significativo incremento delle patologie correlate. L’unico medico che era presente è stato trasferito e il servizio ad oggi è garantito per tre volte alla settimana dai nefrologi dell’Ospedale San Francesco di Nuoro. Per la sua operatività sarebbe necessaria l’assunzione di due medici.

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PRONTO SOCCORSO È a rischio chiusura per la carenza di medici. Ad oggi conta un medico più altri due a contratto. Sarebbe necessario avere in organico 6 medici. Per la carenza di infermieri, che sono presenti nel mercato del lavoro, si assume solo personale interinale precario.

LABORATORIO ANALISI Con la centralizzazione a Nuoro non vengono rispettati i tempi di consegna delle analisi, viene così disattesa la normativa regionale. Tra i problemi che si registrano emerge che non è stata attuata l’informatizzazione, che non si possono eseguire tutti gli esami urgenti e quelli microbiologici urgenti (con implicazioni sulla appropriatezza dell’antibioticoterapia e con problematiche circa la resistenza degli antibiotici). Sarebbe urgente assumere due medici e un biologo.

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UN PRONTO SOCCORSO NUOVO DI ZECCA MAI ATTIVATO Una struttura all’avanguardia e pronta per l’utilizzo così come risulta essere anche la nuova sala operatoria. Sarebbe necessario solo togliere il cellophane dalle strumentazioni per poter ripartire (senza dimenticare ovviamente l’assunzione del personale, così come già detto). È tutto fermo per problematiche con il project financing e la relativa causa legale. In tutto questo sono da includere anche i nuovi locali della Medicina, che risultano però fuori dal Project.

VARIE ED EVENTUALI Tra i tanti problemi che si segnalano emerge anche la necessità di dotare l’ospedale di un gruppo di continuità. Ogni temporale comporta dei black-out che potrebbero compromettere le strumentazioni presenti. È impossibile poter visualizzare gli esami radiologici dei computer dei reparti senza aggiungere poi la lentezza della rete internet. Sarebbe opportuno sostituire gli arredi ormai vecchi e sottoposti continuamente a interventi di manutenzione straordinaria. Non ultimo, si segnala anche l’assenza e il difficoltoso approvvigionamento di farmaci e presidi medici, di carta per lettini e per asciugare le mani, di toner di ricambio per le stampanti.

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UNA POSSIBILE SOLUZIONE Salvare i piccoli ospedali della Sardegna per garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, senza dover fare delle classificazioni, dovrebbe essere una missione priva di colori politici, utile per evitare almeno in parte lo spopolamento delle aree interne e capace di analizzare caso per caso le realtà territoriali.

Per capire come procedono le questioni e i dibattiti a livello politico, abbiamo incontrato il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale, Domenico Gallus, e proprio a lui abbiamo chiesto se il modello attuato nell’ospedale Delogu di Ghilarza con i medici in affitto possa essere applicato anche al San Camillo di Sorgono.

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MEDICI IN AFFITTO Dopo 17 mesi, infatti, nel presidio sanitario del Guilcer, è stato riaperto il punto di primo intervento con la formula dei cosiddetti medici in affitto, ovvero un’equipe di operatori sanitari reclutati dalla società Medical System Group di Vicenza che si è aggiudicata la gara d’appalto bandita dall’Ats.

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