Carceri, Mauro Pili denuncia: "Minacce di morte agli agenti e guerriglia quotidiana"

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07 ott 2017

Nel carcere di Bancali la rivolta dei terroristi jiaddisti

Di: Redazione Sardegna Live

“Minacce di morte agli agenti, guerriglia quotidiana per rientrare in cella. Agenti sotto attacco e nel frattempo il ministro della Giustizia Orlando trova il tempo per passeggiare nelle spiagge della colonia di is arenas dove è silenziosamente appena arrivato. Riprende a Bancali la rivolta dei 25 terroristi jiaddisti rinchiusi nel carcere di Sassari. Da tre giorni tengono sotto scacco il braccio del penitenziario a loro riservato e lasciato perennemente senza agenti, visto che anche nelle ultime ore sono dovuti accorrere dalle altre strutture per mettere in sicurezza l’ala oltranzista. 25 criminali islamici con alcuni personaggi che guidano il gruppo a partire da uno dei 30 terroristi ritenuti dagli americani più pericolosi al mondo Bouyahia (Hamadi Ben Abdul aziz ben ali (alias Gamel Mohamed), classe 1966 tunisino sino all'imam capo Muhammad Hafiz Zulkifal capo della cellula italiana di al qaeda. Terroristi pericolosissimi accusati di terrorismo internazionale di matrice islamica. Detenuti che stanno cercando in ogni istante lo scontro fisico con gli agenti e ogni giorno hanno una nuova rivendicazione, a partire da più libertà di telefonare in giro per il mondo".

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E' quanto afferma il deputato di Unidos Mauro Pili, denunciando la nuova rivolta nel carcere di Bancali.

“E’ ormai una situazione insostenibile e rischia di sfociare in tragedia. Una polveriera che rischia di esplodere da un momento all’altro con un grave pericolo per gli stessi agenti sotto organico costretti a subire le insistenti e sempre più violente provocazioni di questi personaggi. La descrizione di queste ultime giornate - continua Pili - lascia intravvedere la decisione dei terroristi di arrivare allo scontro”.

“Nel carcere di Bancali la rivolta dei terroristi, però, deve restare nascosta. Con una scandalosa circolare il dap minaccia chiunque faccia trapelare questi fatti. Le disposizioni ridicole e farsescamente autoritarie portano persino ad indagare chiunque lasci trapelare mezza informazione. Il problema per questi dirigenti di stato - dice il leader di Unidos - non è la vita degli agenti ma la loro poltrona messa a repentaglio dai misfatti interni al carcere".

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“Nel frattempo i vertici hanno dato agli agenti le disposizioni sottobanco: vietato reagire, per adesso la regola è subire. In questi ultimi giorni - spiega Pili - i terroristi islamici hanno elevato il livello di tensione, cercano lo scontro fisico con gli agenti.Le ragioni della protesta sono sempre le stesse: vogliono fare quello che vogliono. Ed è poco credibile la richiesta di praticare il loro credo a dispetto delle norme che regolano la vita penitenziaria. In realtà chiedono e vogliono telefonare, di qua e di la. Parlando la lingua che vogliono. Incomprensibile. A più mogli, magari. Nessuno lo dice, e qualcuno lo smentirà anche, ma alla base della protesta c'è il telefono. Lo chiedono e pare lo ottengano in cambio di tregua. Agli agenti i vertici hanno dato un passaparola: subire, siamo pochi! E' lo Stato che arretra, che continua ad utilizzare irresponsabilmente le carceri sarde come una cajenna di Stato. E gli agenti ancora una volta usati come scudo inerme di un governo che li espone ad ogni rischio”.

“La scelta di scaraventare tutti i terroristi jaddisti nel carcere di Sassari è stata una scelta folle ed ora si cominciano a constatare i risvolti drammatici”, conclude Pili.

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