Agenzia sarda delle entrate, il Partito Sardi alza tiro contro il Governo

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24 ott 2017

Gli esponenti del Pds spiegano i motivi della contesa

Di: Redazione Sardegna Live

"Boga sa manu" ("leva la mano", in sardo) è questo lo slogan del flash mob sotto il Consiglio regionale proposto dal Partito dei Sardi con un duro intervento in Aula del suo capogruppo Gianfranco Congiu.

A generare la protesta del Partito dei Sardi è il caso dell'Agenzia sarda delle entrate, prevista in una legge regionale impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale.

Secondo il segretario nazionale del PdS Franciscu Sedda "Esiste un conflitto fra Sardegna e Stato italiano, dimostrato anche dal fatto che il governo non ha ritirato ricorso".

Il partito sovranista, con cinque consiglieri regionali, rappresenta la seconda forza politica, dopo il Pd, della coalizione di centrosinistra alla guida della Regione.

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L'Agenzia sarda per le entrate (Ase) che si occupi di verificare e gestire il gettito fiscale dell'isola è stata proposta con una legge d'iniziativa popolare che ha raccolto 31mila firme. E’ uno dei punti fondamentali del programma del PdS.

"Sull'Ase sollecitiamo una mobilitazione collettiva: è l'occasione perché i sardi facciano sentire la loro voce e facciano capire che credono davvero nell'autodeterminazione – ancora Sedda –. Diamo il segnale che questo popolo è unito, quando ci sono di mezzo i suoi interessi e suoi i soldi: questo è il messaggio che vogliamo lanciare. Non conviene a nessuno giocare al silenzio o al gioco del 'tanto peggio tanto meglio'".

"Abbiamo pensato di lasciare un segno in questa giornata in cui si è tenuta l'udienza pubblica davanti alla Corte costituzionale sul ricorso del governo – ha poi spiegato il capogruppo del PdS Gianfranco Congiu –. Da giugno sollecitiamo attenzione e facciamo documenti e incontri con la Giunta per segnalare il fatto che il governo ha fatto un'inutile prova di forza. Ci pareva inaudito che calasse su questo argomento votato dal parlamento sardo una coltre di silenzio. Giusto nelle ultime settimane c'è stato un sussulto del presidente Pigliaru che ha chiesto il ritiro del ricorso. Un ricorso che, dal nostro punto di vista, è privo di fondamento: contiene atteggiamento dispotico da parte dello Stato italiano, che non apre neppure uno confronto di merito. Alcune regioni, come quelle del Nord, col referendum, hanno avviato un confronto muscolare col governo, cosa che noi non siamo riusciti a fare. Ci aspettiamo che già da domani riprenda quel confronto fra governo e Regione per ritirare il ricorso".

"Se, alla fine, la Corte taglierà le nostre prerogative – conclude Sedda –, varrà la pena di porsi l'obiettivo di riscrivere lo statuto di autonomia e farlo evolvere in una carta di sovranità. Perche' dobbiamo chiedere allo Stato italiano un riconoscimento dei nostri diritti? Non possiamo chiederlo ai nostri carnefici. Vogliamo sollevare il livello del dibattito e asticella".

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