Siringhe abbandonate, prostituzione, razzismo e minacce di morte. Così Sassari vecchia è sempre più un ghetto

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05-11-2017

Il malessere è di casa fra i vicoli del cuore cittadino

Di: Pietro Lavena

Il centro storico di Sassari racconta di un tempo in cui fra i vicoli e le piazze si scriveva la storia di una città dall'economia fiorente e dalla vita sociale attiva e vivace. Ma è un racconto sbiadito, sepolto fra le memorie del tempo e spazzato dal vento della modernità.

La nascita dei grandi centri commerciali e la ZTL sono solo alcuni dei fattori che hanno determinato il decadimento di Sassari vecia, la città vecchia sempre più abbandonato a sé stesso.

E mentre i commercianti chiedono maggiori attenzioni ed aiuti per sopravvivere, le segnalazioni dei sassaresi sono sempre più frequenti. Lo spaccio e la prostituzione, lì, sono di casa

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. Non di rado le siringhe utilizzate dai tossicodipendenti vengono gettate a terra, o conficcate su alberi e porte dove i bambini, che lì giocano ancora per strada, potrebbero ingenuamente afferrarle e ferirsi con conseguenze facilmente immaginabili.

Questa mattina, in uno dei vicoli del centro storico, sono comparse alcune scritte che sono il sintomo della tensione e del disagio che si vive fra via Mercato, corso Vico e via Turritana.

Il macabro disegno di una bara accompagna frasi come "Fuori i nigeriani", "Fuori gli spacciatori e le puttane".

Non bastano le ronde notturne delle volanti della polizia e le telecamere piazzate dal Comune in vari angoli del quartiere a garantire la sicurezza. Ed è proprio questo che manca agli onesti cittadini che abitano le palazzine del centro:

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il senso di sicurezza. Già nel tardo pomeriggio, da quelle parti, è l'ora del coprifuoco. Solo i circoli privati, spesso al centro di spiacevoli vicende, animano la vita notturna di quella che rischia di diventare una terra di nessuno.

E pensare che proprio in questo fazzoletto di città sorgono il Palazzo Ducale, sede del municipio, il duomo di San Nicola, la sede centrale dell'Università di Sassari. I principali presìdi delle massime istituzioni politiche, religiose e culturali cittadine non sembrano riuscire a generare l'inversione di tendenza di cui oggi più che mai si sente il bisogno.

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