Alluvione in Sardegna: era prevedibile?

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25 gen 2013

L'alluvione che ha messo in ginocchio la Sardegna farà parlare a lungo di prevenzione, visto l'importante tributo di vite umane pagato e l'estensione areale di territorio sardo interessato da inondazioni.

Di: Redazione Sardegna Live

L’alluvione che ha messo in ginocchio la Sardegna farà parlare a lungo di prevenzione, visto l’importante tributo di vite umane pagato e l’estensione areale di territorio sardo interessato da inondazioni.

Non si è trattato di un fenomeno raro ed isolato: la storia recente della regione è scandita periodicamente da eventi calamitosi simili, anche più intensi di quello appena verificatosi. E’ allarmante l’impressionante aumento della frequenza ed intensità con la quale si verificano negli ultimi 20 anni.

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Rimarrà nella memoria di tutti l’alluvione del cagliaritano del 22 ottobre 2008, una delle più forti della storia del Mediterraneo, quando in sole 3 ore caddero a Poggio dei Pini 372mm e si contarono 4 vittime. Passarono un paio di settimane ed una nuova alluvione colpì duramente il medio campidano fortunatamente senza causare vittime. Nel novembre 2011 toccò al guspinese-villacidrese.

Quest’anno le avvisaglie si sono avute tra fine agosto ed inizio settembre con due inondazioni lampo rispettivamente a Cagliari e Pula per scaturire nella grande alluvione dei giorni scorsi in numerosi comuni isolani.

Dalla cronistoria degli eventi alluvionali della Sardegna dal 1795 ad oggi si evince che numerosi comuni isolani sono stati in passato interessati da eventi calamitosi e che l’80% di questi si verificano nel bimestre ottobre-novembre, con le acque del Mediterraneo che fungono da enorme serbatoio di calore latente dopo la stagione estiva.

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Come sovente accade nei mesi autunnali, affondi di aria fresca nord atlantica si tuffano nel Mediterraneo alimentando insidiose basse pressioni. Quando queste latitano sui settori occidentali del Mare Nostrum, nell’area balearica, e vengono impedite nel loro normale movimento verso est da alte pressioni di blocco sull’Europa orientale, la Sardegna riceve apporti pluviometrici molto elevati. Cosi è accaduto nel passato, cosi è accaduto quest’anno e cosi accadrà nuovamente.

Già il 13-14 novembre le carte meteo a grande scala indicavano una situazione meteo potenzialmente rischiosa per la Sardegna con una bassa pressione stazionaria ad ovest della nostra isola. Con il passare dei giorni i modelli meteo hanno confermato tale tendenza fino alla giornata di domenica quando, con l’ausilio dei modelli meteo LAM, era possibile individuare con buona precisione geografica le aree maggiormente a rischio fenomeni estremi.

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L’analisi delle condizioni termodinamiche previste, qui riportata in un mio articolo di previsione di domenica mattina http://www.meteoweb.eu/2013/11/allerta-meteo-sardegna-sara-un-lunedi-tempestoso-con-forti-venti-piogge-torrenziali-e-mareggiate/239282/ ,lasciava intuire la formazione di imponenti celle temporalesche che avrebbero scaricato elevati accumuli di pioggia oltre i 150mm sul medio-alto Campidano, sul Sarrabus-Gerrei-Ogliastra-Baronia e Gallura.

Il giorno dopo purtroppo tale tendenza si è confermata e su tali aree si sono verificate estese inondazioni lampo, flash floods, che hanno distrutto qualsiasi cosa abbiano incontrato nel loro percorso, mietendo 17 vittime (16 e un disperso).

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L’evento era assolutamente prevedibile con almeno 24 ore di preavviso e, con una migliore comunicazione con la popolazione locale delle aree a rischio, era possibile attuare i cosiddetti interventi “non strutturali”(avvisi di allerta meteo, sorveglianza dei livelli di piena degli alvei, attivazione e movimentazione delle strutture di soccorso, chiusura al traffico di strade, evacuazione di aree etc) mitigando notevolmente le perdite economiche e di vite umane. In Italia è importante sviluppare una politica di prevenzione in questo senso e diffondere una migliore informazione meteo sia prima che durante l’evento meteo.

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