Alluvione, Comi (FI): “In Italia manca cultura Protezione civile, Gabrielli conferma mie dichiarazioni anche su seminterrati”

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27 gen 2013

Invito tutti coloro i quali mi hanno attaccato in modo strumentale, e ingiustamente, a riascoltare (http://webtv.camera.it/archivio?id=4345&position=0) quanto ha dichiarato oggi il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli.

Di: Redazione Sardegna Live

“Invito tutti coloro i quali mi hanno attaccato in modo strumentale, e ingiustamente, a riascoltare (http://webtv.camera.it/archivio?id=4345&position=0) quanto ha dichiarato oggi il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli.

Le sue considerazioni ricalcano gli stessi concetti che io ho espresso in buona fede. ‘In Italia - ha riferito Gabrielli - manca una diffusa cultura di protezione civile’: serve un ‘patto sociale’ tra cittadini e istituzioni, altrimenti ‘continueremo a contare i morti.

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E ancora ‘porre la questione del comportamento dei cittadini non vuol dire non avere rispetto dei morti ma l'esatto contrario.

Allo stesso tempo, se il sindaco fa evacuare preventivamente qualche famiglia, se non piove tanto come previsto, non linciamolo a critichiamolo perché ha adottato qualche misura un po' fastidiosa.

Dunque, aggiunge, bisogna ‘mettersi d'accordo’ tra cittadini e istituzioni: serve un Paese sensibile ed esigente, che chieda le cose ai suoi sindaci e che però non li crocifigga quando le cose vengono fatte”.

Lo dichiara l’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi in merito a quanto affermato oggi dal capo della Protezione Civile Franco Gabrielli nel corso di un'audizione alla Commissione Ambiente della Camera facendo il punto sull'alluvione in Sardegna.

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“Gabrielli – aggiunge Comi – ha ricordato nello specifico che in certi contesti ‘non si possa stare nei seminterrati, tanto che è scritto sul sito della protezione civile.

E che considera ‘criminale che si consenta l'abitabilità dei seminterrati’, soprattutto in zone a rischio esondazione: perché questi sono i presupposti che ci portano a raccattare morti in giro per l'Italia.

Il problema è dunque la catena di comando che deve rispondere ai meccanismi di allerta della protezione civile nazionale, soprattutto se il rischio paventato è elevato, con piani precisi, conosciuti e allenati.

Da questo punto di vista serve uno sforzo collettivo da parte di tutte le istituzioni territoriali. E non servono polemiche ad arte”.

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