Memorie di guerra, 75 anni fa lo spezzonamento delle bombe su una città inerme
Era il pomeriggio del 18 febbraio del ’43, le forze anglo-americane rasero al suolo il capoluogo: uomini, donne e bambini ammassati nelle fosse comuni
Di: Alessandro Congia
Febbraio è un mese da non dimenticare per molti cagliaritani. E’ il mese che ricorda la seconda guerra mondiale, i terribili bombardamenti aerei che nel 1943 rasero al suolo Cagliari. Macerie e palazzi sventrati dalle bombe che, quando cadevano buttavano giù i palazzi con una sorta di effetto "domino”: «Lo spostamento d'aria provocato dalle bombe e dai conseguenti spezzoni – spiega lo scrittore e speleologo urbano, Marcello Polastri - si infrangeva ovunque e colpiva "bersagli" fissi e mobili, persone, vetri e finestre, anche se distanti dall'impatto degli spezzoni, andavano in frantumi e si trasformavano in
IL RACCONTO. Tratto dal vivo racconto di una nonnina che ha testimoniato la sua storia luminosa durante un evento dell’associazione cagliaritana, Sardegna Sotterranea, fondata sempre dallo speleologo e guida turistica, Marcello Polastri, tra rifugi sotterranei e monumenti feriti dalle bombe.
“Era il mese di Febbraio 1943. Da allora sono passati 72 anni ma il ricordo dei bombardamenti aerei è rimasto indelebile. Sentimmo in più di un’occasione il suono della sirena e ci ritrovammo per strada, correvamo a gambe levate. Un giorno, una volta giunti nella piazza antistante il molo della Darsena, entrammo in un rifugio sotterraneo. Oggi quel luogo è stato murato. Allora c’era tanta gente che varcava quell’ingresso. Sottoterra, come i topi, stavamo stretti stretti, gli uni accanto agli altri. Sentimmo il sibilo delle bombe che a grappoli caddero sul terreno. Le strade sulla nostra testa divennero crateri, i palazzi si sbriciolarono. Riuscii a distinguere un gruppo di persone correre verso il rifugio ma l’ennesima esplosione polverizzò alcuni di quegli individui, spingendo altre persone in lontananza, scaraventandole nel mare. I loro vestiti? Volarono per aria. E il mare divenne nero quando le navi presero fuoco”.
MEMORIE INDELEBILI. Per non dimenticare quei terribili e strazianti momenti, fuori case e strade irriconoscibili, dentro i bunker di via Santa Restituta, Piazza Yenne, adulti e bambini che pregano di non morire: “Altre imbarcazioni sparirono sotto onde altissime. E’ evidente, noi eravamo vivi per miracolo. Ci salvammo per un fatto fortuito, grazie a quel budello sotterraneo, grazie a quel rifugio che ci accolse sotto un tetto di roccia. Laggiù patimmo la fame. Fuori dalle grotte ci assalirono i pidocchi. Di rientro a casa, qualche tempo dopo i bombardamenti mi venne la scabbia. Ed anche la candida, deboli e denutriti, senza più difese, vestiti di stracci. Vissi l’inferno tra una città ridotta ad un ammasso di macerie e le oscurità della terra. Cagliari era una larva di città. La guerra che abbiamo vissuto è tremenda. Vi auguro con tutto il cuore di non conoscerla mai. Perchè segna la mente e il cuore, porta via le persone a noi più care.”