Pili: “118, basta con lo schiavismo del soccorso sanitario”

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08 ago 2018

Il leader di Unidos: “500 operatori costretti a lavorare anche 400 ore al mese con salari da fame, la Regione sfrutta le cooperative che coprono il 118 in gran parte della Sardegna”

Di: Alessandro Congia

“Cinquecento lavoratori ai lavori forzati per garantire il pronto intervento dell’emergenza sanitaria in ogni angolo di Sardegna. Lavorano in silenzio anche 400 ore al mese, costretti a saltare turni e garantire l’emergenza sanitaria per giorni interi senza mai fermarsi. Corrono ovunque, 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Non parlano per timore di perdere il poco che hanno, ma il loro status di schiavi del soccorso è una vera e propria emergenza. Sono infinite le segnalazioni anonime che da mesi ricevo perché la vertenza lavoratori del soccorso venga allo scoperto. E’ impensabile che questa regione, pronta a coprire con 90 milioni un soccorso elicotteristico utilizzato anche a scopo propagandistico, ignori o faccia finta di niente. Un vero e proprio esercito di donne e uomini costretti a turni massacranti pur di garantire un servizio che non può reggersi solo sul volontariato.

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Lo ha denunciato il leader di Unidos Mauro Pili raccogliendo e facendo proprio il silenzioso appello di centinaia di operatori sanitari sfruttati dal sistema del 118 in Sardegna.

“Si tratta – ha denunciato Pili dopo aver incontrato decine di operatori di tutta la Sardegna – di cooperative sociali che da tantissimi anni lavorano per conto del 118 della regione sarda in regime di H24 grazie ad una convenzione firmata e controfirmata da entrambe le parti (uguale per tutti in tutta la Sardegna), che permette di svolgere il servizio all'interno di un sistema organizzato e coordinato dalle centrali operative delle cooperative sociali per un importo di circa appena 15 mila euro mensili. In base a questa convenzione di sfruttamento questi operatori, per conto delle cooperative, devono lavorare in regime di H24, 7 giorni su 7, e 365 giorni all'anno. Cooperative che con questa elemosina devono garantire un servizio di primo livello, efficiente ed organizzato con tutto il personale necessario per svolgere il servizio. Si tratta – ha detto Pili - evidentemente di cifre convenzionate assolutamente ridicole. Una normale postazione dovrebbe avere 18 dipendenti per essere in regola con la legge, rispettare le regolari turnazioni, i riposi, le ferie etc…, e invece si trovano a coprire il servizio con 6/7 dipendenti, lavorare circa 350/400 ore a testa stando in servizio senza smontare per niente anche 3 giorni di fila per poi portare a casa nemmeno 1000 euro. La Regione, il118, l'ats, l'areus se ne fregano, l’importante per loro è portare a casa il risultato del servizio efficiente, se poi dietro quel risultato c’è lo sfruttamento di centinaia di operatori poco importa. Il super manager e l’assessore al disastro sanitario fanno conferenze stampa quotidiane per bearsi di numeri per i quali loro non fanno niente se non calpestare quotidianamente la dignità di lavoratori e operatori sfruttati e sottopagati. Magari prima di stanziare quasi 90 milioni per un servizio elicotteristico di propaganda sarebbe stato più corretto dare risposte a questi operatori che ogni giorno sono in trincea, in silenzio, sottopagati e sfruttati. Tutto questo è immorale e irresponsabile. Uno sfruttamento – ha concluso Pili - che deve cessare senza perdere altro tempo riconoscendo a questi indispensabili operatori dell’emergenza ciò che gli è dovuto”.

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Centinaia di operatori sanitari che ogni ora del giorno e della notte lavorano sul campo, non sono né infermieri, e neanche medici, ma sono quei ragazzi che giornalmente salgono su un'ambulanza e svolgono tutti quegli interventi secondari, ma tante volte anche primari per conto delle centrali operative del 118. Si tratta delle cosiddette cooperative sociali che coprono circa il 70% di tutto il sistema "emergenza urgenza 118 " della regione Sardegna. Un ruolo decisivo per il soccorso emergenza di tutta l’isola. Continuare a dilapidare milioni e milioni in appalti propaganda e dall’altra schiavizzare un sistema di assistenza emergenza fondamentale per la salute dei cittadini è grave e irresponsabile. E’ ora che il sistema sanitario regionale si faccia carico di questa emergenza dignità, garantendo a tutti gli operatori e alle cooperative sociali impegnate in questa missione risorse indispensabili per retribuire adeguatamente tutti gli operatori fondamentali nella catena della sicurezza emergenza”.

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