Stintino. Con regole, migliorata la qualità della sabbia della Pelosa

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07 giu 2021

Uno studio del Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Sassari rivela come siano calate le presenze fungine e batteriche

Di: Redazione Sardegna Live

È ottima la qualità della sabbia della Pelosa e del mare antistante la spiaggia gioiello del Nord Sardegna. La situazione è nettamente migliorata, rispetto agli anni precedenti, da quando sono presenti le regole comunali sull’utilizzo delle stuoie e il numero contingentato degli ingressi. Lo dice un recente studio del Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Sassari che ha condotto un'approfondita analisi sull’arenile stintinese. A farlo sapere il Comune di Stintino.

Nel 2020 un'equipe del Dipartimento, composta dagli studiosi Massimo Deligios e Manuela Murgia e coordinata dai professori Vittorio Mazzarello e Salvatore Rubino in collaborazione con la ricercatrice Maura Fiamma, ha condotto il biomonitoraggio della spiaggia della Pelosa. L’equipe, attraverso una metodica con sequenziamento di nuova generazione, ha prelevato diversi campioni di sabbia nella riva, nel centro e nella duna, durante le diverse stagioni. I campioni sono stati analizzati nei laboratori di Microbiologia del Dipartimento di Scienze biomediche, permettendo di identificare le popolazioni microbiche fungine e batteriche e di valutare lo stato di salute della sabbia e la sua l'origine, con particolare attenzione alla possibile influenza dell’altissimo numero di bagnanti durante il periodo estivo. I dati sono stati inoltre confrontati con analisi effettuate negli anni precedenti, sempre dallo stesso gruppo di ricerca, per evidenziare gli effetti delle normative comunali che hanno imposto l'ingresso dei bagnanti a numero chiuso e l'uso di stuoie.

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«Lo studio ci conforta e – afferma il sindaco di Stintino Antonio Diana – conferma le scelte che questa amministrazione ha preso nel tempo. Se da una parte, infatti, le azioni che stiamo portando avanti consentono di preservare la spiaggia, dall'altra determinano una maggior qualità dell’arenile e quindi una maggior sicurezza per i bagnanti stessi».

I dati in possesso del Dipartimento, che partono da 2016, sono stati divisi in 2 gruppi: gruppo pre-norme comunali (2016-2018) e gruppo post-norme comunali (2019-2020).

«I dati ottenuti – affermano gli studiosi – mostrano l'assenza di coliformi fecali in tutti gli anni studiati. Questo conferma l'assenza di un inquinamento costiero antropico e che i sistemi di depurazione sono nella norma».

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Diversa, invece, la questione relativa ai funghi: «Nel periodo estivo pre-norme comunali – proseguono –abbiamo riscontrato un'alta percentuale del genere Candida (22%) e la presenza anche di altri generi come Malassezia, Saccharomyces, Rhodotorula e Aspergillus nella sabbia asciutta dell'arenile della Pelosa. Tutti questi sono microrganismi presenti nel microbiota cutaneo, soprattutto dei piedi. A partire dal 2019, sempre nel centro spiaggia, abbiamo osservato una netta riduzione del genere Candida, 0,5%, e di tutti gli altri funghi di origine umana».

«Il lavoro dell’amministrazione va avanti – aggiunge il vicesindaco Angelo Schiaffino – e deve proseguire lungo il solco che è stato tracciato: recuperare le aree a monte della spiaggia, con l'eliminazione della strada asfaltata. Anche così sarà possibile dare respiro e rivitalizzare la spiaggia».

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La ricerca, infine mette in risalto il fatto che l’arenile nel periodo estivo è sottoposto ad uno stress antropico intenso che può influenzare negativamente la qualità della sabbia. L'alto grado di contatto umano e produzione di immondizia è, probabilmente, uno dei fattori che maggiormente contribuiscono ai più alti valori di contaminazione della sabbia che può costituire un fattore di rischio per la salute pubblica. Infatti, l'ingestione accidentale e il contatto diretto con acque e sabbie contaminate può determinare l'insorgenza di gastroenteriti, dermatiti ed altre infezioni, soprattutto nelle categorie considerate a rischio quali bambini, anziani, donne in gravidanza e soggetti immunocompromessi.

Gli studiosi sono dell'opinione che eventuali ulteriori campionamenti potranno confermare la tendenza di queste specie in futuro.

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