«Il Centrodestra deve cambiare la legge sul cinema»

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28 dic 2018

I Riformatori: «La Film Commission deve essere un motore di sviluppo economico. Basta Burocrazia e caminetti fra amici»

Di: Antonio Caria

«Nel programma del centrodestra per le prossime elezioni regionali va inserita la riforma della legge sul cinema». È questa la proposta formulata dai Riformatori sardi che hanno presentato una richiesta ufficiale al tavolo della coalizione che vede candidato presidente Christian Solinas.

«Sono passati 12 anni dall’approvazione della legge sarda sul cinema – ha detto il consigliere regionale Michele Cossa – quel testo è ormai inadeguato perché superato da nuove disposizioni nazionali ed europee. Serve una nuova legge moderna e funzionale al raggiungimento degli obiettivi: sostenere i talenti sardi nella realizzazione di prodotti cinematografici in grado di raggiungere il mercato globale e attrarre nell’Isola le grandi produzioni nazionali e internazionali».

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A loro modo di vedere, la legge sul cinema del 2006 dovrà essere riscritta: «Serve uno strumento che garantisca trasparenza nell’assegnazione dei contributi e valorizzi l’immagine nella Sardegna nel mondo – ha aggiunto Pierpaolo Vargiu – produzioni come l’Isola di San Pietro di Gianni Morandi, per citarne una, hanno favorito un aumento di flussi turistici verso Carloforte».

Per la formulazione della proposta i Riformatori si sono avvalsi del contributo di Enrica Anedda di Cinemecum. «Finalmente la politica prende coscienza dell’importanza del cinema per lo sviluppo del territorio – ha detto Anedda – la legge regionale è nata male ed è stata attuata solo in parte. Il problema è la gestione discrezionale da parte dell’assessorato. Occorre ridare un ruolo centrale alla Film Commission che deve fare da regia per tutto il sistema. Bisogna stabilire criteri equi e trasparenti per la concessione dei contributi. Per questo deve essere rafforzato il ruolo della Film Commission, arricchendola di competenze e dotandola di un codice etico».

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A detta dei promotori dell’iniziativa, la Regione ha finora svolto un ruolo assistenziale nei confronti dell’industria cinematografica: «È mancata una verifica sul risultato ottenuto dai progetti finanziati – ha sottolineato Enrica Anedda – oggi non possiamo sapere quante persone hanno visto i film o quale sia stato l’indotto economico e turistico. Per questo sarebbe opportuno convocare un tavolo tra tutti gli operatori. La nuova legge dovrà guardare, prima di tutto, alla fattibilità e alla visibilità dei film».

Critico anche il produttore Andrea Di Blasio: «In Sardegna prevale il criterio delle produzioni identitarie che, nei bandi pubblici, pesa per il 45% – ha detto Di Blasio –

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è una percentuale esagerata. La Sardegna deve cambiare rotta e guardare a ciò che succede in altre realtà dove invece si premia la capacità di creare sviluppo e promozione territoriale. Il cinema deve essere un’industria sostenibile e non sostenuta».

Per Di Blasio «La realizzazione di un film ha bisogno di almeno tre anni non può essere legata alla presenza di un capitolo specifico nella legge finanziaria».

«Contiamo di poter inserire la nostra proposta nel programma del centrodestra – ha concluso il direttore del Centro Studi dei Riformatori Franco Meloni – la legge sul cinema va riscritta. Solo così l’industria dell’immagine potrà contribuire alla promozione turistica della Sardegna».

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«La Film Commission – sostengono i Riformatori – deve assumere quel ruolo di regia e di coordinamento necessario all’intero comparto del cinema in Sardegna: produzione, distribuzione, promozione, festival , didattica e conservazione. La Fondazione, sovrastata nelle potenzialità e nei ruoli dalla farraginosa e inadeguata burocrazia assessoriale, è , invece, depotenziata rispetto alle sue capacità. Nonostante gli incredibili set naturali di cui dispone la Sardegna, sono ancora troppo poche le produzioni che scelgono l’isola e il comparto è disorganizzato, inadeguato e disarticolato».

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