Carcere “Ettore Scalas”, Cossa: “Struttura con troppe criticità, ha deluso tutte le aspettative”

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31 dic 2018

Una visita istituzionale nel carcere cagliaritano per incontrare il direttore Marco Porcu e i vertici della Polizia Penitenziaria

Di: Alessandro Congia

Il consigliere regionale, Michele Cossa (Riformatori Sardi), ha riscontrato numerose criticità che di fatto hanno deluso le aspettative del sistema carcerario italiano: “Il carcere – dice Cossa - non è la discarica della società ma un luogo dove chi ha sbagliato sconta la pena, ma deve anche essere aiutato a reinserirsi. Istituti di pena bene organizzati ed efficienti - aggiunge - danno un contributo essenziale alla sicurezza della comunità. Purtroppo - ha sottolineato Cossa - gli agenti e i diversi rappresentanti sindacali della Polizia Penitenziaria devono scontrarsi ogni giorno con disagi non indifferenti, problemi che mettono a repentaglio la sicurezza di chi lavora in una struttura dello Stato”.

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La visita

“Le criticità che ho potuto rilevare – afferma Michele Cossa - sono in primis gli aspetti legati alla situazione sanitaria, gravi proprio per la presenza di detenuti psichiatrici. Ben 211 su una popolazione carceraria che si attesta attorno alle 600 unità. Pazienti che hanno necessità di una cura e di una detenzione diversa, attenzione particolarmente attenta rispetto a quella riservata ai detenuti comuni, anche con un’assistenza h.24, ecco perché - ha proseguito l’esponente dei Riformatori – un dato che fa riflettere è proprio questo, ossia a fronte di 211 detenuti psichiatrici di Uta, l’unica alternativa dopo la chiusura degli Opg, questi detenuti dovrebbero stare nelle Rems, l’unica che c’è esiste è quella di Capoterra, in carico all’Ats, con appena 18 posti: una situazione assurda, paradossale, di pura emergenza. La casa circondariale di Uta

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“Ettore Scalas” è tra i primi 12 istituti di pena a livello nazionale classificati come complessità gestionale”.

Carenza di organico

“Un supplemento di responsabilità elevato è tuttora in capo ai pochi agenti – evidenzia Michele Cossa - con situazioni davvero complesse che si sono presentate anche quest’anno. Un lavoro delicatissimo, il carcere non è estraneo alla società, ma anzi è strettamente legato ad essa; a Uta ci sono errori di progettazione clamorosi, chi ha progettato quella struttura non è qualificato, anche un profano capirebbe che ad esempio il gabbiotto all’ingresso non ha una visione completa su ciò che accade nei paraggi e nel piazzale. Tante altre criticità strutturali che gridano vendetta, c’erano tante aspettative sul carcere di Uta, una progettazione adeguata sarebbe stata l’ideale”.

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Buoncammino – Uta

“La carenza cronica di personale – aggiunge Cossa – con un numero di agenti in servizio inferiori di ben oltre al centinaio rispetto al fabbisogno ideale è un fatto gravissimo, fortunatamente non c’è sovraffollamento come accadeva a Buoncammino, ma la carenza dell’organico dei poliziotti della Penitenziaria crea disagi sui turni. Lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria – dice il consigliere regionale – è messo a dura prova ogni giorno, per via anche della diversa tipologia di servizio, tra il Tribunale, sorveglianze speciali per i pazienti-detenuti critici, negli ospedali sardi non ci sono luoghi di detenzione sicuri per questi detenuti. Al Santissima Trinità c’è davvero un esempio emblematico”.

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