Si cerca Graziano Mesina. Perquisizioni nelle case di Orgosolo

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22 lug 2021

Impegnati 150 militari

Di: Redazione Sardegna Live

Nelle prime ore di oggi 22 luglio, 150 militari del Comando Provinciale Carabinieri di Nuoro e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Abbasanta, hanno effettuato numerosi posti di controllo e perquisizioni in abitazioni nell’abitato di Orgosolo.

L’attività si inserisce nel quadro della prevista intensificazione dei servizi mirati al rintraccio ed alla cattura del latitante orgolese Graziano Mesina, irreperibile dal 2 luglio dell’anno scorso e le cui ricerche proseguono senza sosta.

Era il 2 luglio dello scorso anno quando Graziano Mesina, 79 anni compiuti ad aprile, si dava alla fuga dalla sua Orgosolo, lasciando alle sue spalle affetti cari, amicizie e interessi.

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La primula rossa del banditismo sardo era in attesa di ricevere la sentenza dalla Cassazione, in merito alla condanna definitiva a 30 anni in carcere per traffico di droga, ma quella sera, ha messo in atto il suo piano facendo perdere ogni notizia di sé e diventando uno dei sei latitanti più ricercati d’Italia.

E' possibile che le battute di oggi siano partite da qualche segnalazione.

In ogni caso le ricerche di Mesina in Sardegna continuano senza sosta, coordinate dal Comando provinciale dei Carabinieri di Nuoro.

In questo anno di latitanza, il bandito di Orgosolo ha perso alcuni dei suoi affetti più cari: la sorella Rosa, 94 anni, è stata uccisa dal Covid, così come la stessa sorte è toccata alla sorella Antonia, 76 anni, e a un suo fratello.

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Quest'anno, a maggio, il Covid si è portato via Giancarlo Pisanu, 58 anni, figlio della sorella Peppedda, il nipote con cui conviveva nella casa di Orgosolo e con cui ha trascorso gli ultimi minuti prima della fuga, è stato strappato dalla vita a causa del maledetto virus.

CHI E’ GRAZIANO MESINA Ex ergastolano, Graziano Mesina era tornata libero nel 2004, dopo quasi 40 trascorsi fra le carceri. I primi problemi con la giustizia erano iniziati in giovane età. Nato il 4 aprile del 1942 a Orgosolo, da Pasquale Mesina, pastore, e Caterina Pinna, era penultimo di undici figli. Fu arrestato la prima volta a 14 anni, per porto abusivo d'armi. Poco dopo riuscì a fuggire, compiendo la prima delle tante evasioni che lo avrebbero reso celebre. Sei anni dopo, nel maggio del 1962, durante un trasferimento dal penitenziario di Sassari si lanciò da un treno in corsa, ma fu catturato al termine di un lungo inseguimento.

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La terza evasione avvenne nello stesso anno, quando fuggì dall'ospedale in cui era ricoverato, a Nuoro: rimase nascosto due giorni e due notti in un grosso tubo nel cortile del presidio. L'’11 settembre 1966 “Grazianeddu” riuscì a evadere dal carcere di San Sebastiano, a Sassari. Mesina, assieme all'ex legionario spagnolo Miguel Atienza, si lasciò cadere dal muro di cinta. Nel giugno successivo i due ricercati vennero intercettati a Osposidda, nelle campagne di Orgosolo. Al termine di un conflitto a fuoco durato diverse ore, Atienza rimase ucciso. Morirono anche i poliziotti Ciavola e Grassia.

Il 26 marzo del 1968 venne catturato durante un posto di blocco, da una pattuglia della polizia stradale, nei pressi di Orgosolo. L'ennesima evasione arriva nel 1976, quando fuggì dal carcere di Lecce, con una latitanza durata quasi un anno, terminata il 16 marzo 1977, quando venne catturato vicino a Trento. Dopo essere stato rinchiuso nel penitenziario di Porto Azzurro, per scontare l'ergastolo, Mesina tenne un comportamento irreprensibile, per ottenere il riesame della sua vicenda processuale. Nel 1984, gli fu concesso di far visita al fratello, a Crescentino, ma in realtà si allontanò dal carcere per una “fuga d'amore”, senza farvi ritorno; fu catturato una settimana dopo. Le sue fughe e la sua latitanza sono diventate mitiche in Sardegna, e si racconta che incontrasse spesso donne innamorate di lui.

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Dopo un periodo di relativo silenzio, l'ex primula rossa del banditismo sardo tornò alla ribalta nel 1992 quando, dopo aver ottenuto la libertà condizionale, rientrò in Sardegna per occuparsi del sequestro del piccolo Farouk Kassam, rapito a Porto Cervo il 15 gennaio. Graziano intervenne come mediatore per trattare con i rapitori, anche se la vicenda suscitò molte polemiche sul ruolo ricoperto dal bandito. Nell’estate del 1993 fu rinchiuso definitivamente in carcere, dopo che furono ritrovate alcune armi in un cascinale di San Marzanotto d'Asti, dove "Grazianeddu" viveva. Fu condannato dalla Corte d'appello di Cagliari a 30 anni di reclusione. Nel 2004 ricevette la grazia dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

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Il 10 giugno del 2013 è stato nuovamente arrestato per traffico internazionale di droga. Nel 2016 è stato condannato a 30 anni di carcere per associazione a delinquere, specializzata nel traffico di droga. Il verdetto della seconda sezione penale del tribunale di Cagliari si è rivelato ancora più pesante della richiesta del pubblico ministero, che aveva chiesto la condanna a 26 anni di carcere. Nel 2018 gli è stata confermata la pena in appello. Mesina, proclamatosi sempre innocente, era tornato in libertà il 10 giugno dell'anno scorso, dopo sei anni di carcere a Nuoro, per decorrenza dei termini di carcerazione.

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