La rabbia dei pastori sardi, le radici della crisi. Ecco il punto della situazione

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11-02-2019

Sono pronti a bloccare porti e aeroporti e anche le elezioni regionali del 24 febbraio

Di: AGI

Sono pronti a bloccare porti e aeroporti e anche le elezioni regionali del 24 febbraio i pastori sardi che rivendicano un prezzo più equo del latte ovino, sceso sotto i 60 centesimi al litro.

Stamane una delegazione si è diretta verso l'aeroporto Alghero Fertilia, per portare la protesta nello scalo, mentre domani un gruppo di pastori sarà a Roma, davanti a Montecitorio. Oggi il tema sarà all'attenzione anche del premier Giuseppe Conte, atteso nel pomeriggio in prefettura a Cagliari. Nei giorni scorsi fiumi di latte sono stati versati sulle strade dell'isola, dove gruppi di allevatori hanno organizzato blocchi e altre manifestazioni, incluso sabato lo stop della squadra del Cagliari Calcio che dal centro sportivo di Assemini doveva raggiungere l'aeroporto per partire a Milano. Ieri sera a San Siro i calciatori hanno indossato una maglia con una scritta di solidarietà ai pastori.

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Mercoledì prossimo a Cagliari è stato riconvocato il 'tavolo del latte', attorno al quale siedono rappresentanti degli industriali, delle cooperative, dell'Oilos, l'organismo interprofessionale latte ovino sardo, le organizzazioni di categoria e la Regione Sardegna, impegnata in una difficile mediazione. L'assessorato dell'Agricoltura ha proposto una forbice di prezzo fra gli 80 e gli 85 centesimi al litro e chiesto al governo di mettere a disposizione della Sardegna 25 milioni di euro del fondo ovicaprino, che potrebbero far risalire il prezzo del latte, finanziando i bandi per l'acquisto dei pecorini da destinare agli indigenti e creare fondi di garanzia attraverso la Sfirs, la finanziaria regionale, con cui sostenere finanziariamente cooperative o altri centri di trasformazione.

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Coldiretti Sardegna ha fatto sapere che non si presenterà alla riunione, che una settimana fa si era chiusa con l'accordo su un documento, ma senza l'intesa sul prezzo del latte da riconoscere ai pastori per questa campagna. I vertici della principale organizzazione di agricoltori e allevatori in Sardegna accusano gli industriali di fare 'cartello' ai danni dei pastori.

Eppure, il 60% del latte ovino (circa 3 milioni di litri l'anno) prodotto in Sardegna viene trasformato dalle cooperative, di cui gli allevatori sono soci. In tutto, caseifici industriali compresi, sono una cinquantina i punti di trasformazione attivi nell'isola, dove pascolano circa 2,6 milioni di pecore, il 40% di quelle allevate in Italia. Le aziende sarde del comparto ovicaprino sono circa 12 mila. Il prezzo del latte, però, è collegato a quello del Pecorino romano, che è crollato. Da 7,5 euro al chilo è passato a 5,4, a causa di un eccesso di produzione: la quantità di pecorino romano che il mercato è in grado di assorbire è di 280 mila quintali, ma l'industria casearia ne ha prodotti 340 mila.

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Non tutto il latte ovino diventa Pecorino romano: una parte concorre alla produzione di Pecorino sardo Dop di 18 mila quintali e di Fiore sardo Dop attorno ai 6-7 mila quintali. L'anno scorso la Regione è intervenuta con uno stanziamento di 13 euro a capo ovicaprino, per un totale di 45 milioni di euro stanziati con legge, per aiutare le le aziende colpite dal calo del prezzo del latte e dalla siccita' con danni ingenti alle foraggere in primavera ed estate. Ma non e' bastato.

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