“Che cosa stanno combinando allo stagno di Capoterra”? Stefano Deliperi, GriG Onlus, presenta un'istanza

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04-03-2019

Da qualche settimana fervono i lavori lungo l’argine dello Stagno di Capoterra, parte della ben più ampia zona umida di Santa Gilla

Di: Alessandro Congia

Semi-distrutto dalle acque in occasione della calamità innaturale del 9-10 ottobre 2018, che ha martoriato il Cagliaritano. Non è stato rinvenuto alcun cartello “inizio lavori” sul posto, per cui si ignora chi stia facendo i lavori e con quali finalità.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus ha, quindi, inoltrato un’istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti (4 marzo 2019) alle amministrazioni pubbliche competenti, informando, per opportuna conoscenza, la magistratura.

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Coinvolti i Ministeri dell’ambiente e per i beni e attività culturali, la Regione autonoma della Sardegna (Servizio valutazioni ambientali, Servizio tutela paesaggistica di Cagliari e Servizio conservazione della natura), la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, il Comune di Cagliari, i Carabinieri del N.o.e., il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.

Il Rio Santa Lucia ha un bacino imbrifero di 110 chilometri quadrati, nasce nella parte nord orientale dei monti del Sulcis, ne costituisce l’impluvio naturale e ha una notevole portata idrica in caso di piena di centinaia di metri cubi al secondo.

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Nel caso di forti piogge, come accaduto il 9-10 ottobre 2018 (496 millimetri di pioggia rilevati presso la stazione pluviometrica di Santa Lucia), il Rio Santa Lucia ha il compito naturale di farle defluire a mare.

Nei secoli e fino ai decenni scorsi lo faceva, diligentemente, avendo un’area di espansione di circa 250 ettari rappresentata dalla parte più a sud dello Stagno di Santa Gilla (in primo luogo la parte denominata Stagno di Capoterra). Da alcuni decenni, per giunta con un tratto canalizzato, deve accontentarsi di una cinquantina di ettari, dopo la realizzazione della strada dorsale consortile, delle Saline Conti Vecchi, dell’impianto di termodistruzione dei rifiuti del C.A.C.I.P., delle lottizzazioni della Residenza del Sole.

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E il Rio Santa Lucia è passato lo stesso e ha sfondato con maggiore impeto le due piccole bocche a mare di Maramura e di Ponti Nou, dove – non casualmente – s’è verificata l’interruzione della strada statale n. 195: “Lo ha fatto e lo farà ancora, se non si cambia registro – dice Stefano Deliperi - ecco perché qualsiasi intervento in quel sito assume particolare importanza. Inoltre, l’intera zona umida di Santa Gilla è qualificata di importanza internazionale (convenzione internazionale di Ramsar del 2 febbraio 1971, D.P.R. n. 448/1976, D.M. 30 settembre 1980), è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e rientra nel sito di importanza comunitaria (SIC) – zona speciale di conservazione (Z.S.C.) e zona di protezione speciale (Z.P.S.) “Stagno di Cagliari, Saline di Macchiareddu, Laguna di Santa Gilla”(ITB040023) ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali e n. 2009/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica. Ecco perché – aggiunge Deliperi - l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus auspica un rapido intervento delle Amministrazioni pubbliche richieste per la verifica degli interventi in corso”.

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