Businco, cibo ai pazienti e servizio bar: “La Direzione sanitaria intervenga immediatamente per eliminare i disagi”

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18-03-2019

La denuncia di Maria Grazia Caligaris, (Sdr) e Giorgio Vargiu, (Adiconsum) sulla situazione di disagio al nosocomio cagliaritano

Di: Alessandro Congia

“I pasti serviti ai ricoverati dei diversi reparti dell’Ospedale oncologico “Businco” di Cagliari, compresi i degenti della camera sterile del settimo piano, sono considerati immangiabili dagli ammalati”.

Lo affermano Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, e Giorgio Vargiu, responsabile regionale dell’Adiconsum, facendosi interpreti del grave disagio che riguarda quotidianamente centinai di persone costrette in molti casi a “chiedere ai familiari di provvedere ai pasti”.

“Prima di lasciare definitivamente l’incarico – sottolineano – sarebbe opportuno che la Direttrice generale valuti l’opportunità di effettuare un accurato controllo e sentire il parere dei ricoverati sulla qualità di quanto viene somministrato ai pazienti che, in caso di degenze lunghe, sono costretti a subire una dieta alimentare non sempre adeguata allo stato di salute tenendo anche conto che il cibo fornito dai familiari non può essere né controllato né sterilizzato”.

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“Non si tratta solo del purè di patate semi-liquido o del semolino privo di alcun sapore, ma anche – evidenziano i rappresentanti di Sdr e Adiconsum – di pasta asciutta stracotta e fettine di carne come suole di scarpe. I pasti inoltre spesso arrivano nelle stanze di degenza freddi e molti rinunciano a consumarli. Chi è ricoverato in camera sterile inoltre, dovendo indicare con alcuni giorni di anticipo il pasto, non è nelle condizioni poi di poter eventualmente cambiare il desiderata”.

“Il problema della qualità dei pasti, particolarmente sentito dai ricoverati, è l’ultimo, in ordine di tempo, dei gravi disservizi dell’Ospedale Oncologico “Businco”. Oltre un anno fa infatti alcune associazioni e l’Adiconsum avevano rappresentato le questioni relative all’Oncologia femminile ai Consiglieri regionali della quindicesima legislatura, al presidente del Consiglio regionale, all’assessore della Sanità, alla Direttrice Sanitaria dell’azienda ospedaliera “Brotzu”.

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Le firme

Una raccolta di 22 mila firme con una petizione online aveva sancito la gravità della situazione senza tuttavia che si siano potuti registrare interventi risolutori. A rendere ancora più evidente la condizione di disagio di pazienti e familiari è l’assenza del bar, chiuso per ristrutturazione da oltre due anni ma la cui gestione è già stata assegnata. Una mancanza – concludono Caligaris e Vargiu – che fa ritenere lo scarso peso in cui siano tenuti non solo i pazienti e i loro familiari ma anche i dipendenti. Tutti devono accontentarsi, e non è gradevole, di una merendina o una bevanda erogate da una macchinetta senz’anima”.

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