“Abbattere le frontiere”: il bilancio della dodicesima edizione del “Terre di Confine Film Festival”

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20-03-2019

Chiusa con successo la rassegna 2019 promossa dall’Associazione Disterru

Di: Antonio Caria

Oltre a essere un festival cinematografico, il “Terre di Confine Film Festival” è stato anche un’importante occasione di confronto e riflessione sul cinema e la società.

Una dodicesima edizione, quella che si è chiusa domenica scorsa, caratterizzata dagli incontri con registi del calibro di Orlando Lübbert, José Maria Gonzales, Pancho Hervé e tanti altri, e che è stata capace di creare emozioni e di traghettare il pubblico all’interno di una vicenda politica e storica tanto drammatica, quella della dittatura in Cile.

Un incontro, un dialogo, una discussione sul cinema con l’obiettivo di abbattere i confini e avvicinare le culture. Questo l’intento della manifestazione organizzata dall’associazione Su Disterru che, per il secondo anno, ha visto la direzione artistica di Marco Antonio Pani.

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Grande apprezzamento hanno riscosso i corti e i lungometraggi degli autori sardi, tra i quali quelli di Francesca Lixi, Bonifacio Angius, Paolo Carboni e Sergio Naitza.

Applausi anche per la performance di Claudia Crabuzza e Francesca Ventriglia dedicata a Violetta Parra, il concerto di musica andina del “Grupo Nazca”, la presenza del poeta Antonio Arévalo con il suo libro “Le terre di nessuno” e Aldo Brigaglia in “Intillimanìa”. Molto apprezzate anche le installazioni artistiche a cura di Bianca Laura Petretto e le esposizioni di Alejandro Robles e Lea Gramsdorff e le letture di Isabella Orchis.

Un momento molto significativo è stato il il gemellaggio del “terre di confine” con il Festival de cine de Santa Fe de Antioquia, in Colombia, suggellato dalla presenza del direttore artistico Alejandro Alzate Giraldo.

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Importnate anche l’incontro e la collaborazione con l’associazione Cilenos de Sardigna, che ha permesso di conoscere un’importante pagina poco conosciuta della nostra storia, quella di ben cinquecento sardi che, cileni di nascita, furono adottati da famiglie sarde in tenera età, soprattutto durante i vent'anni della dittatura di Pinochet, e oggi fanno parte integrante del tessuto sociale dell’isola.

Un grande supporto alla manifestazione, che ha fatto tappa a Cagliari, Alghero, Sassari, Solarussa e Asuni, è stato dato dalla Regione Autonoma della Sardegna, dalla Cineteca Sarda, dalla Filmcommission, dalle diverse amministrazioni comunali e dal consorzio “Sa perda ‘e Iddocca”, in collaborazione con Lo Teatrì di Alghero, l’Accademia delle Belle arti Mario Sironi, il Cityplex Moderno di Sassari e il MEA di Asuni.

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