Teti. Giovanni Loche, il diritto negato

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08-02-2014

Giovanni Loche, di Teti, è prigioniero da 19 lunghissimi anni della sua immobilita, cioè da quando è rimasto paralizzato in seguito ad un terribile incidente stradale. Solo i suoi occhi accesi e lucidi gli danno la possibilità di comunicare al mondo la sua grande voglia di vivere.

Di: Redazione Sardegna Live

Giovanni Loche, di Teti, è prigioniero da 19 lunghissimi anni della sua immobilita, cioè da quando è rimasto paralizzato in seguito ad un terribile incidente stradale. Solo i suoi occhi accesi e lucidi gli danno la possibilità di comunicare al mondo la sua grande voglia di vivere.

Il padre Tonino, settantunenne, vive e combatte per lui, gli siede a fianco ogni giorno, gli racconta la vita degli altri. Non c’è poesia nella stanza che rinchiude i suoi pensieri, soprattutto da quando il trattamento fisioterapico è stato ridotto dalle due ore iniziali a 90 minuti distribuiti nell'arco della settimana, con sedute da 30 minuti a giorni alterni, determinando un evidente peggioramento della situazione.

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<<Chiedo solamente che a mio figlio - dice Tonino - sia data la possibilità di continuare a vivere. Ho chiesto a gran voce, a chi di competenza, che a Giovanni fosse riconosciuta l’assistenza necessaria, ma nessuno ci ha degnato di una risposta>>.

Tonino mostra i segni di irrigidimento del corpo di Giovanni, con la mano sinistra che rimane piegata verso il polso, immobile e non più governabile. Il braccio destro, invece, si muove ancora ma solo con l’aiuto di una persona, anche se con fatica. Il padre del ragazzo è pronto ad attuare qualsiasi forma di protesta pur di veder riconosciuto il diritto all’assistenza di cui dovrebbe beneficiare il figlio. Tonino è un uomo di carattere e di coraggio, ma si sente abbandonato dalle istituzioni.

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Per lui, visto il progressivo peggioramento, è diventata un’impresa quasi impossibile caricare il ragazzo in macchina per fargli fare la passeggiata quotidiana. Giovanni sta immobile nella sua camera, guarda con attenzione tutto ciò che gli accade intorno e quando gli si ricorda la visita di Andrea Parodi, di qualche anno fa, accenna un sorriso che riempie il cuore di gioia mista a tanta sofferenza.

<<L’Unione Valutativa Territoriale e la dirigenza di settore dell’Asl di Nuoro - prosegue Tonino - giustificano la riduzione della terapia con il fatto che il ragazzo non potrà mai più recuperare la sua forma fisica. Non hanno capito che nessuno crede in un recupero ormai impossibile, ma si cerca comunque di frenare il progressivo peggioramento in atto da quando la fisioterapia è stata ridotta>>.

Intanto, l’assessore della Sanità Simona De Francisci ha contattato Attilio Loche, zio di Giovanni, per comunicare che già da ieri si è attivata in prima persona allo scopo di risolvere quanto prima il problema del ragazzo.

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