Pastori 'dissidenti' riuniti a Siniscola, rinnegano accordo sul prezzo del latte

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28-03-2019

La replica di Gianuario Falchi: "Facile parlare davanti a 20 persone: vengano dal Prefetto"

Di: Redazione Sardegna Live

La protesta per il prezzo del latte ovicaprino non sembra conoscere sosta. Dopo l'accordo raggiunto l'8 marzo al tavolo convocato dal Prefetto di Sassari Giuseppe Marani, una frangia di allevatori "dissidenti" si è riunita oggi a Siniscola, presso l’ostello “Su Recreu”. Chiedono l'apertura di un nuovo tavolo di contrattazione minacciando in caso contrario una nuova ondata di protesta.

I DISSIDENTI. "L'accordo di 74 centesimi al litro – dicono – è un sopruso per noi pastori, bisogna aggiustare il tiro e ripartire dalla rimozione dei rappresentanti dai tavoli di contrattazione che sono stati nominati, da sostituire con un'altra delegazione democraticamente eletta".

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L'accordo era stato raggiunto dopo lunghe settimane di proteste e centinaia di litri di latte sversati nelle strade ed era stato possibile anche in seguito allo stanziamento del Governo di 14 milioni per il ritiro delle eccedenze di pecorino romano dal mercato.

Dall’incontro di Siniscola è emerso un messaggio chiaro: "Settantaquattro centesimi al litro è un prezzo al di sotto dei costi di produzione e il conguaglio promesso sarà una miseria. I milioni di euro stanziati sono un regalo agli industriali del latte che incasseranno quei soldi, mentre noi ci accolleremo le spese legali per le denunce che sono arrivate dopo una protesta costata sangue".

"Il tavolo della contrattazione è ancora aperto, dobbiamo andare avanti a cambiare gli attori. E' una strada in salita ma bisogna percorrerla per capire se gli industriali e sindacati hanno voglia di venire a patti o di mostrare i muscoli, in quel caso i muscoli li mostreremo anche noi".

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"La politica – concludono gli allevatori – ha le sue responsabilità: le decisioni sono state prese troppo in fretta ed erano già prese a ridosso delle elezioni. E la fretta si sa è cattiva consigliera"

LA REPLICA. Pronta la replica di Gianuario Falchi, uno dei portavoce del movimento spontaneo dei pastori presentatisi al tavolo di Sassari. "Nessuno di noi si è nominato portavoce – ha spiegato l’attivista bulteino –: la gente che era nei presidi ci ha detto di andare a trattare e così siamo stati contattati dal ministro Salvini. Se questi 'dissidenti' hanno i numeri, li invito a presentarsi al prefetto e saremo ben lieti lasciargli il nostro posto".

"Non mi sembra che il confronto di oggi sia stato un successo di partecipazione – prosegue Falchi –: è troppo facile dopo quasi due mesi dalla protesta pretendere che 20 persone decidano cosa è meglio fare per tutti. Questi signori sono stati invitati a Tramatza e non si sono mai confrontati con noi. Invece le decisioni, che sono state prese e che fanno parte dell'intesa, sono state sempre condivise con la gente che attendeva fuori dalla prefettura a Sassari e confermate dai pastori nelle assemblee molto partecipate a Tramatza".

Secondo Falchi "non è un lusso fare il portavoce in questa vertenza, perché parlare in una riunione di 20 persone è molto facile, ma altra cosa è decidere in quei tavoli dopo esserci stati per nove ore di fila e per otto volte di seguito. Ebbene - aggiunge - tutte le cose che i cosiddetti 'dissidenti' hanno pensato, le abbiamo espresse in tutti i confronti con gli industriali".

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