Case in granito, balconi di legno, tradizioni popolari. I più bei borghi di montagna in Sardegna
Viaggio fra dieci paesi incantati, fra i comignoli fumanti della stagione invernale e la brezza ristoratrice della stagione più calda
Di: Pietro Lavena
«La Sardegna è un'altra cosa: più ampia, molto più consueta, nient'affatto irregolare, ma che svanisce in lontananza. Creste di colline come brughiera, irrilevanti, che si vanno perdendo, forse, verso un gruppetto di cime... Incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo. E' come la libertà stessa». Sono parole annotate dallo scrittore britannico David Herbert Lawrence, che a inizio '900 attraversò un'Isola allora selvaggia scoprendone le realtà dell'interno, ancorate a usi e costumi ancestrali e custodi di un'identità solida e fortemente connotata.
Ma i borghi del centro Sardegna, in questa terra che emerge dal Mediterraneo e oggi è crocevia di turisti e visitatori, conservano ancora quell'anima che è "altra cosa" rispetto a ciò che rimane fuori, oltre i confini del mare. Oggi vi accompagniamo virtualmente nei più bei paesi di montagna dell'Isola in un ordine che non vuole essere una classifica (non renderebbe giustizia ai centri citati né a quelli esclusi per questioni di spazio, altrettanto affascinanti).
FONNI. Partiamo dalla regina del Gennargentu. Il paese più alto dell’Isola sorge a 1.000 metri sul livello del mare. Grazia Deledda, nel romanzo Cenere del 1903, dipinse le suggestioni fonnesi con queste parole: «
Foto Fonni Turismo
OLLOLAI. Se Fonni è il paese più alto dell’Isola, Ollolai viene subito dopo, a 920 metri di altitudine. Il borgo, per l’importanza rivestita in epoca giudicale, dà il nome a una delle tre Barbagie. La storia di Ollolai affonda le radici all’alba dei tempi. Sul monte Santu Basili sono state rinvenuti i resti dei primi insediamenti umani risalenti al 4000 a.C. Il paese ebbe origine dall’incontro fra le popolazioni autoctone e gli Iolaesi, clan di nuragici in fuga dalle pianure del Campidano per sfuggire ai Cartaginesi. Leggendaria è la figura di Ospitone, dux dei barbaricini al quale nel VI secolo si rivolse papa Gregorio I per convincere le popolazioni locali pagane a convertirsi al cristianesimo. Oggi Ollolai è un centro a vocazione agropastorale che eccelle nell’artigianato. Le maestre dell’intreccio realizzano meravigliosi cestini di asfodelo (
Foto Facebook "Impara S'Arte nella Terra di Ospitone"
ARITZO. In un’altra Barbagia, quella di Belvì, fra boschi di castagni e di noccioli a 796 metri di altitudine affiorano le case di Aritzo, il cui nome deriverebbe proprio da quello dei ricci di castagno (un prestito dal basco areitz, haritz, o parola di origine indoeuropea). Lungo il corso Umberto I è possibile ammirare la chiesa di San Michele Arcangelo, cinquecentesca e con parti risalenti all’XI secolo; le ex prigioni spagnole del 1600; la casa Devilla, complesso architettonico sorto nel XVII secolo e il castello Arangino (1917). Caratteristiche le antiche abitazioni costruite in scisto e dai balconi in legno. Originario di Aritzo fu il poeta bandito Bachis Sulis, che scrisse contro il potere e il clero. La sagra delle castagne e delle nocciole, che si tiene da cinquant’anni nell'ultimo fine settimana di ottobre, anima il locale appuntamento dell’Autunno in Barbagia. Una nota particolarmente interessante: nel passato Aritzo commerciava la neve che, dopo essere stata raccolta nelle neviere, veniva utilizzata dai cosiddetti
Foto di Katia Marotto
ULASSAI. E veniamo all’Ogliastra, è in questa affascinante subregione dell’Isola che si trova Ulassai, a 775 metri di altitudine. L’abitato si trova come incassato fra il grande complesso del Tacco di Ulassai e il Monte Tisiddu. Alle pendici del Tacco di Ulassai si articola un sistema di grotte, la più famosa delle quali è quella di Su Marmuri, che con i suoi 800 metri di lunghezza e le sue concrezioni interne, è la principale meta turistica dell'intera Vallata del Pardu. Il territorio è teatro dello spettacolo regalato dalle Cascate di Lequarci, le più imponenti dell’Isola. Con un’alta percentuale di persone longeve e numerosi ultracentenari fra i suoi 1.500 abitanti, Ulassai fa parte di una delle cinque cinque blue zone del mondo. La Stazione dell’Arte custodisce il patrimonio artistico nato dal ‘genio multiforme’ di Maria Lai, conosciuta soprattutto per le sue opere tessili. A Ulassai si sono conservato importanti tradizioni come l’uso del telaio orizzontale, costumi e balli di origini ataviche, le produzioni artigianali di formaggi e prosciutti e la panificazione nei forni a legna.
Foto Comune di Ulassai
DESULO. «Fiera e ruzza, in mesu a sos castanzos seculares, ses posta o bidda mia; attaccada a sos usos de una ia, generosa, ospitale a sos istranzos». Le parole del poeta Antioco Casula “Montanaru” (1878-1957) incorniciano un’immagine che restituisce fedelmente i tratti dell’odierna Desulo. Alle pendici del Gennargentu a 888 metri di altitudine, i boschi che circondano il paese regalano panorami mozzafiato e sono al contempo il regno della fauna selvatica e il paradiso degli amanti del trekking. Le abitazioni tradizionali in scisto con ingressi e finestre contornati d’azzurro colorano i rioni di Issiria, Ovolaccio e Asuai. Lo sgargiante costume tradizionale, ricamato con tessuti preziosi, come velluto, damasco e scarlatto è ritenuto da tanti il più bello della Sardegna. La Montagna Produce, in occasione del ponte di Ognissanti, è l’evento principe del calendario desulese. Un appuntamento durante il quale è possibile gustare le eccellenze dell’enogastronomia e ammirare le produzioni artigianali.
Foto Gruppo Folk Sant'Antonio Abate
GAVOI. Il borgo gioiello si specchia sul lago di Gusana. Gavoi, a 790 metri sul livello del mare, è stata insignita dal Touring club della Bandiera arancione. Il centro storico è impreziosito dalle eleganti case in granito che si affacciano su vallate verdi e attraversate da corsi d’acqua. Da assaggiare assolutamente il famoso pecorino fiore sardo dop (per cui Gavoi è presidio slow food) accompagnato da
Foto Fabio Manca
TONARA. SediciTonara dici torrone. Il paese del Mandroliasai, infatti, lega la propria identità culturale ed economica alla produzione del gustoso dolce fatto di miele, albume d’uovo, mandorle e noci. La Sagra del torrone, il giorno di Pasquetta, è un evento di richiamo dal 1979 così come il Campanaccio d’oro, una sfida tra gli artigiani tonaresi nella creazione di campanacci per il bestiame (sonaggias e pittiolos). Ai piedi del monte Mungianeddu, Tonara nasce a 900 metri s.l.m. dalla fusione degli antichi rioni di Arasulè, Teliseri e Toneri. Tra le abitazioni padronali, da visitare è l’imponente Casa Porru, in passato un carcere, oggi museo etnografico e degli antichi mestieri. Famosi i tappeti, gli arazzi e la lavorazione del legno, in particolare di castagno. Tra i personaggi di spicco, il poeta Peppino Mereu (1872-1901), cui è dedicato un premio letterario, assegnato a fine luglio.
Foto Sardegna Turismo
SEULO. Ameno e ospitale borgo, anche qui la longevità della popolazione è un dato rilevante. Dal 1996 al 2016, a Seulo, hanno vissuto venti centenari. L’abitato è situato a 799 metri di altitudine. Il territorio è attraversato dal fiume Flumendosa, uno dei più lunghi della Sardegna. Il suo scorrere ha scavato nei millenni grotte carsiche all’interno della foresta di Addolì, come sa Ruta ‘e i Bitulleris e sa Omu ‘e Janas. Imperdibile è una visita a su Stampu ‘e Su Turrunu, al confine con Sadali, un vero e proprio paesaggio d’acqua composto da inghiottitoio, grotta e risorgiva con cascata e laghetto. Seulo è detto il paese de
Foto Sardegna Turismo
PATTADA. Centro più alto della provincia di Sassari, sorge a 794 metri, ai piedi del monte Lerno, dominando l’intero centro-nord Sardegna. Culla della poesia in logudorese, il paese è rinomato soprattutto per la produzione del coltello a serramanico, la pattadese o
Foto Questa è Pattada
OVODDA. Paese posto a 751 metri di altitudine ai piedi del monte Orohole, nel cuore della Barbagia, si distingue per la lavorazione del sughero e del granito di ottima qualità. Il suo territorio è attraversato dai fiumi Tino e Taloro, che confluiscono nel lago artificiale del Cucchinadorza, a monte del quale sorge la più grande centrale idroelettrica sarda. Ovodda è conosciuta per la produzione di pane (
Foto Sardegna Turismo