La storia straziante della piccola Esperanza, la bambina rom di 20 mesi uccisa alla vigilia di Natale

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17-04-2019

I genitori denunciarono la scomparsa della piccola, poi la sconvolgente scoperta. Il suo corpo si cerca nel Rio Cixerri

Di: Redazione

Nulla di fatto anche nella giornata di ieri nelle ricerche del corpo della piccola Esperanza, la bambina rom di 20 mesi uccisa alla vigilia di Natale probabilmente dal padre Slavko Seferovic perché malata.

I sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Cagliari, accompagnati dalla Polizia, su delega della Procura del capoluogo, si sono immersi nel Rio Cixerri, in prossimità della pedemontana, scandagliando le rive alla ricerca del corpo della bimba, in base alle ultime testimonianze rese dalla madre Dragana Ahmetovic, risultata purtroppo inattendibile. Seferovic e la Ahmetovic, genitori di altri tre bambini, denunciarono la scomparsa della figlia che, secondo loro, sarebbe rimasta uccisa la sera del 23 dicembre nel rogo del loro furgone, sulla spiaggia di Giorgino, a Cagliari.

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Ma né la Polizia Scientifica né i Vigili del Fuoco, immediatamente intervenuti sul posto, trovarono resti umani tra le lamiere bruciate del furgone. Sostennero con i loro parenti che la piccola era stata data in affidamento ad un fantomatico istituto ma le ricerche della Polizia smentirono subito anche questa tesi.

Furono lasciati liberi e andarono a vivere nel campo rom di Carbonia, dove c'erano i genitori, ma strettamente sorvegliati e intercettati, finché che dalle loro discussioni (e da quelle dei parenti) la Polizia non ebbe la certezza dell'omicidio della piccola Esperanza Lara.

I due furono arrestati e portati nel carcere di Cagliari-Uta e pochi giorni dopo Seferovic nel corso di un interrogatorio ammise di aver ucciso la figlia indicando di aver bruciato il corpo e dicendo che avrebbe portato gli inquirenti sul posto dell'occultamento del corpicino, vicino ad una strada tra Cagliari e Carbonia, dapprima la Ss 130, poi diventata la strada provinciale 2 tra Uta e Assemini, casualmente vicino alo stesso carcere.

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L'uomo, era il 21 gennaio, indicò un frigorifero bruciato (di cui era certamente a conoscenza) in una cunetta vicino ad una piazzola di sosta, accanto al quale è stato trovato un pannolino ma nessuna traccia del corpo della piccola. Crollata anche questa versione disse di averlo gettato nel Rio Cixerri, vicino ad Assemini, indicando un foro per lo scolo delle acque.

Anche questa versione, seppur poco attendibile, fu verificata, invano. Come le ricerche dei vigili del fuoco condotte oggi sul Cixerri. Una vicenda che assume tinte sempre più fosche, con numerosi tentativi di depistaggio, alibi inconsistenti (anche le famiglie e la comunità rom hanno mostrato disappunto al comportamento dei due) che sembra non essere destinata a concludersi velocemente.

Intanto Seferovic e Ahmetovic, entrambi 28enni, restano in carcere con le accuse di omicidio aggravato, occultamento di cadavere, simulazione di reato e incendi doloso, e probabilmente distruzione di cadavere, senza indicare però con certezza dove sia stato occultato il corpicino di Esperanza.

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