Salone del libro di Torino, gli editori sardi contro la Regione: “Ha scelto una logica suicida”

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20-04-2019

Simonetta Castia: “Parteciperemo per conto nostro”

Di: Antonio Caria

La Regione Sardegna sarà presente al Salone internazionale del libro di Torino, ma senza gli editori sardi. L’assessorato regionale alla Cultura ha infatti deciso di attribuire le risorse destinate alla promozione dell’editoria sarda, alla programmazione culturale e ai servizi di comunicazione, a una società di servizi di carattere generalista, “Utilizzando – si legge in una nota – un parametro di attribuzione che prevede esclusivamente il ribasso economico, senza tener conto dei criteri di specificità professionale e di progettualità culturale”.

L’annuncio è arrivato ieri mattina dal direttivo AES guidato dalla presidente Simonetta Castia, che ha illustrato i dettagli di una scelta attribuita agli uffici dell’assessorato regionale alla Cultura.

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Una strategia che è stata definita “Suicida e fallimentare, peraltro in un delicato momento di transizione politica, per cui lo stand della Regione Sardegna si ritroverà vuoto, senza libri e animato esclusivamente da iniziative di comunicazione istituzionale, che tradiscono al cento per cento gli obiettivi di promozione delle opere edite in Sardegna previste dalla Legge 22”.

I fatti. Il 16 aprile, lo stesso giorno in cui il Salone di Torino ha presentato il programma ufficiale, la Regione ha invece deciso di pubblicare il verbale di una gara indetta il 25 marzo e durata circa dieci giorni nella sua istruttoria, con base d’asta di 39mila euro più iva per lo svolgimento di un servizio estremamente complesso e necessitante di un coordinamento qualificato. Un servizio che prevede mansioni di segreteria, raccordo con tutte le aziende editoriali, trasporto dei libri, logistica, definizione e realizzazione del programma culturale, comunicazione e ufficio stampa, merchandising e gestione dello spazio.

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L’incarico è stato poi affidato all’offerta risultante più bassa per la cifra di poco più di 22mila euro, con un ribasso d’asta del 40,5 per cento (la soglia d’anomalia era fissata al 20,5 per cento).

“In tal modo la Regione si è garantita la sola presenza istituzionale, finanziandola però attraverso i fondi dell'editoria ed escludendo allo stesso tempo gli editori – ha sottolineato Castia –. Invece di sostenerci, la Regione in questo modo ci sta danneggiando, e sta svilendo la professionalità degli operatori del libro. L’affidamento è privo dei requisiti minimi di programmazione culturale, laddove è richiesta una specifica competenza, e non si può eludere la partecipazione delle case editrici. Inoltre, se si seguono gli stessi parametri stabiliti a suo tempo dalla Regione, l’organizzazione dell’evento appare non sostenibile economicamente per la cifra proposta, che risulta molto al di sotto delle risorse impiegate, dallo stesso assessorato, negli ultimi dieci anni”.

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La partecipazione in un’altra postazione. “Gli editori avevano programmato di partecipare e parteciperanno anche alla 32esima edizione del Salone, dove sono stati presenti fin dalla prima edizione dell’88 – ha aggiunto -. Saremo accolti all’interno del padiglione Oval, di estrema visibilità, dove esporremo la nostra produzione libraria e interagiremo con i visitatori e con gli operatori del settore, rimediando in corso d’opera alla prevedibile esclusione da parte della Regione, che ha pubblicato un bando al ribasso economico senza valutare la necessità di individuare un soggetto che avesse la competenza per elaborare in così breve tempo il programma culturale, peraltro già predisposto da AES e preventivamente sottoposto all’Assessorato”.

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Salvi i principali appuntamenti, come il ricordo di Manlio Briaglia e di Paolo Pillonca. “Con la nostra presenza, oltre a evitare di compromettere l’immagine dell’editoria sarda e dissentire fortemente dalle modalità di gestione che ci paiono fortemente anomale – ha concluso la presidente Castia – vogliamo comunicare a tutti i visitatori che noi ci siamo, che la nostra voce è unanime e che ci batteremo sin da ora perché non ci siano più disservizi e ripercussioni negative sull’operato degli editori sardi, che devono essere sostenuti e non affossati”.

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