Storia di Amsicora, il condottiero sardo che guidò la rivolta antiromana nel 215 a.C.

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15 gen 2022

Era il più ricco fra i proprietari terrieri dell'Isola. Cercò invano di cacciare i romani dall'Isola affiancato da diecimila soldati cartaginesi

Di: Redazione Sardegna Live

La figura di Amsicora, di cui racconta anche lo storico romano Tito Livio nel suo Ab Urbe Condita, è una delle più affascinanti della storia della Sardegna. Le fonti lo descrivono come il più ricco tra i proprietari terrieri dell'Isola nel III secolo a.C., che in quel tempo appariva divisa in due situazioni politico-amministrative differenti e coesistenti. La gran parte della fascia costiera meridionale e le aree collinari a ridosso di essa, così come la vasta pianura campidanese, erano puntellate da città-Stato alleate di Cartagine. Le aree montuose dell'interno il nord, invece, erano ancora controllate dalle tribù nuragiche che, seppur ormai tolleravano la presenza dei Sardo-punici nel meridione, conservavano una indomabile ostilità rispetto ai romani.

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IL BELLUM SARDUM. In concomitanza con le vittorie di Annibale nella penisola, Amsicora fu animatore, insieme ad Annone di Tharros, della rivolta delle città costiere della Sardegna contro i romani del 215 a.C., passata alla storia come Bellum Sardum. Il militare-latifondista, infatti, riuscì ad ottenere l'appoggio dei cosiddetti Sardi Pelliti, in particolare delle tribù degli Iliensi, presso cui si recò a cercare rinforzi per affrontare i nuovi dominatori romani.

I senatori di Cornus, città che sorgeva nell'area dell'attuale Cuglieri e della quale Amsicora era il magistrato supremo, inviarono degli ambasciatori a Cartagine perché intervenisse al fianco dei sardi che, essendo a conoscenza dei fatti accaduti in Italia, volevano approfittare dell'avanzata di Annibale nello stivale per colpire Roma in Sardegna.

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ASDRUBALE IL CALVO. Da Cartagine, così, arrivò Asdrubale il Calvo, al comando di circa diecimila soldati. Ma le navi cartaginesi, giunte ormai in vista di Cornus, furono spinte dai venti verso le isole Baleari. Nel frattempo i romani si organizzarono e il console Tito Manlio Torquato radunò a Cagliari due legioni marciando poi verso Cornus. Il console affrontò a viso aperto le poche truppe guidate da Josto, figlio di Amsicora, sconfiggendolo prima che arrivassero i rinforzi che Amsicora era corso a chiedere ai pelliti.

Quando Asdrubale il Calvo finalmente sbarcò a Tharros con i suoi uomini, Tito Manlio Torquato fu ricacciato a sud. Amsicora e Asdrubale unirono le forze marciando a loro volta verso Caralis.

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VERSO CARALIS. Il piano messo a punto da Amsicora prevedeva che, una volta giunti a destinazione, i rivoltosi avrebbero tagliato fuori dalla rotta dei rifornimenti le altre città della costa occidentale conquistate dai romani per creare confusione e indebolire il sistema avversario.

La battaglia decisiva si svolse nei pressi di Decimomannu, a poche miglia da Cagliari. Lì gli insorti subirono una pesantissima sconfitta da parte dei soldati romani. Asdrubale fu fatto prigioniero e Josto morì nello scontro. Amsicora, invece, riuscì a mettersi in salvo rifugiandosi presso le tribù dell'interno.

LA FINE DI AMSICORA. Secondo lo storico Livio, il condottiero dei sardi addolorato per la morte del figlio e spaventato dall'idea di cadere in mano nemica, si tolse la vita "di notte, perché nessuno gli potesse impedire quel gesto disperato". 

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