“Non sono un no vax, ma quello anti Covi 19 è una terapia non un vaccino!”

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19 gen 2022

Queste le parole di Antonio Unida, il garante dei detenuti del carcere di Bancali a Sassari, a cui è stato revocato il mandato per un comportamento pubblico non idoneo al suo ruolo istituzionale

Di: Sabrina Cau

Anche se in numero ridotto rispetto all’inizio della pandemia, una parte della popolazione non ha ancora intenzione di fare il vaccino anti Covid 19. Noi abbiamo incontrato uno dei più convinti non vaccinati, le cui teorie sulla lotta al virus, continuano a rimbalzare su tutti i media nazionali, innescando polemiche e indignazioni un po’su tutti i fonti. Antonio Unida, sui social Antonio Jodo (in onore di Alejandro Jodorowsky , eclettico artista dal pensiero libero e ribelle) non è più il garante dei detenuti della casa circondariale di Bancali, da quando il consiglio comunale di Sassari, lo scorso dicembre 2021, ha deciso la revoca del suo incarico. Una decisione presa in seguito all’uragano mediatico scatenato dai video postati sui suoi social, nei quali il garante, esprime remore e perplessità per quanto riguarda il pass verde e la vaccinazione anticovid.

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“...io oggi, mai come in questo periodo, mi sento di avere un coraggio e una forza di acquisire un amore personale sano, che mi sta conducendo sempre più alla responsabilità di onorare il mio “tempio” fatto di intelletto, emozione, corpo e sesso. Così è ognuno di noi: UN SACRO TEMPIO!”

Fin da subito notiamo l’innata autoironia e la spiazzante, ma piacevole stravaganza, di questo 59enne dottore in psicologia.

Inizia la chiacchierata con noi ricordando il rapporto di amicizia e stima che lo legava ai detenuti: “In piena pandemia svolgevo il mio lavoro all’interno del carcere di Sassari. I detenuti, terrorizzati dalle notizie devastanti che arrivavano da fuori, minacciavano suicidi e sommosse, io ero l’unico sul quale potevano contare per essere tranquillizzati. Li abbracciavo e li sostenevo, sempre in prima linea accanto a loro, mentre tutti si facevano anestetizzare da una realtà alienante”.

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Buongiorno dottore e grazie di essere qui con noi

“Buongiorno e grazie a voi per l’opportunità di poter chiarire ulteriormente la mia singolare situazione”

Ci racconta le dinamiche relative alla sospensione del suo mandato come garante dei detenuti?

“Le dinamiche sono abbastanza particolari. Fino al 16 dicembre del 2021 appartenevo ad una ristretta cerchia di persone che avevano un importante e delicato ruolo istituzionale. Su 190 strutture penitenziarie in Italia ci sono 69 Garanti (ad oggi 68). Questo ruolo è nominato dal Consiglio Comunale che, nel mio caso, ha revocato il mandato, a suo dire, perché non mi sono vaccinato. Ho certamente preso una posizione forte riguardo il vaccino anti Covi, ma sicuramente non sono andato contro la legge in quanto ad oggi non esiste l’obbligo vaccinale. Ho chiesto al Comune di Sassari se poteva venirmi incontro pagando i tamponi (forse a qualcuno sfugge che questo importante e delicato incarico è del tutto volontario e gratuito) che, non solo ha risposto picche, ma ha pensato bene di revocarmi il mandato per alcune mie dichiarazioni in diverse televisioni e radio anche nazionali nel periodo del vero lockdown, dall’8 marzo 2020 al 4 maggio 2020; il periodo in cui ci furono delle sommosse nelle carceri della Penisola con 11 morti fra detenuti.

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All’epoca io ero sempre presente in struttura, cercando di far tranquillizzare gli animi, abbracciando le persone…con la mascherina ovviamente. 'Abbracciavo persone' e questo ha fatto gridare allo scandalo qualcuno. Ma il virus non è entrato in carcere e nessuna sommossa scoppiò a Bancali. In quel periodo si parlava di guerra, di trincea, di lotta contro un nemico invisibile, ebbene quando sei in prima linea non hai tempo per ragionare su ulteriori strategie, devi combattere, e ribadisco, ho vinto, abbiamo vinto: nessuna sommossa si attuò in una struttura importante e strategica a livello nazionale, come è quella di Bancali. Il virus non entrò anche grazie al mio operato e questo (evidentemente) ha dato fastidio a qualcuno”.
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Può spiegarci qual è, davvero, la sua visione della pandemia che ha messo in subbuglio il mondo intero?

“Non nego l’esistenza di questo virus, ci mancherebbe, purtroppo è vero. Tuttavia a quelle persone che mi dicono di farmi 'un giro' presso le terapie intensive dico semplicemente questo: sono consapevole del dramma, che certamente non è nato da due anni a questa parte. Io mi faccio 'un giro' molto spesso presso le rassegne stampa degli anni precedenti la pandemia e le terapie intensive, nel periodo invernale, sono da almeno trent’anni sempre al collasso perché la Sanità stessa è al collasso. Non sto inventando niente, basta leggere i giornali che vanno dal 2000 al 2018, si trovano notizie molto interessanti: totale abbandono dei nostri anziani nelle RSA, oppure nei vari pronto soccorso, certamente non ho nulla contro gli OSS, gli infermieri o i medici è il sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti. Se devo trovare un colpevole cerco nella politica. Basta guardare, infine, l’ultimo Recovery Plan dove, su sei interessanti fette di una torta da svariati miliardi di euro, la più piccola è quella destinata alla Sanità. Qualcosa non torna, non le sembra?”

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Lei ha sottolineato il fatto di non essere un no vax (mi consenta di usare questa definizione) allora perché ha scelto di non vaccinarsi contro uno dei virus più temuti al momento?

“Non mi sono ancora vaccinato, non perché non credo al vaccino, anzi ci credo eccome. Quest’anno compio sessant’anni e le posso assicurare che ho fatto diversi vaccini (vaiolo, morbillo, tubercolosi). Ho viaggiato in giro per il mondo e quando sono andato in Africa centrale, per esempio, ho sempre attuato la profilassi richiesta. Tuttavia quando sento parlare di quarta dose per il vaccino anti Covid 19, mi sembra evidente che non si tratta affatto di un vaccino, ma di una terapia. E se mi permette la terapia me la scelgo io, sempre attenendomi alla nostra Costituzione, che parla chiaro (articolo 32)”.

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Quali sarebbero, secondo lei, i metodi per poter combattere l’infezione da Covid 19?

“Per le fasce più deboli come gli anziani o chi ha patologie gravi, questa terapia può essere interessante, ma per il resto della popolazione: libera scelta. Vero è che si deve cambiare tenore di vita, amandosi di più, prestando attenzione all’alimentazione, andando incontro alla natura, eliminando il fumo e soprattutto i super alcolici. Una birra e un buon bicchiere di vino ci sta, ma anche in questo caso è l’eccesso a scombussolare tutto il nostro organismo. L’attività fisica è importantissima, molti italiani hanno un piccolo difetto: si definiscono sportivi perché sono fedeli alla propria squadra del cuore…davanti al divano però”.

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Cosa risponde a chi accusa i no vax di informarsi solo sui social e di credere alle teorie del complotto?

“Sinceramente mi lascia del tutto indifferente, anche se, quando un importante quotidiano nazionale come 'La Repubblica' definisce i cosiddetti no-vax come delle persone che hanno problemi abitativi, con la terza media etc, è chiaro che si cerca di buttare fango, perché è evidente che così non è”.

Cambierà mai idea sul vaccino anti Covid?

“Perché no? Solo le pietre non cambiano idea. Ribadisco comunque che, ad oggi, non è un vaccino, ma una terapia. Quando in un anno una persona sana si inocula un siero per tre volte è di un’evidenza macroscopica che non stiamo parlando di un vaccino. Vero è che il sistema immunitario inizia già a ribellarsi e uso un eufemismo: 'inizia a ribellarsi'”.

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Pensa che verrà il momento in cui sentirà la mancanza di andare al cinema, entrare in un bar o prendere un aereo?

“Io da dottore in psicologia ho sentito, da subito, la mancanza del libero accesso a teatro, al cinema, nei luoghi di cultura, alla presentazione di un libro. Tutto questo mi manca già tantissimo, poi certo, quando mi si vieta di entrare in un bar, in una pizzeria, in un ristorante, ci rimango male, ma ciò che mi sta infastidendo di più è l’indifferenza della gente, di quella gente che si sente protetta e libera perché ha il super green pass. Ci si dimentica in fretta della storia; la Shoah iniziò proprio così, lentamente con queste limitazioni, poi infine vi furono le deportazioni. Già, la Shoah. Sono proprio curioso, aspetto con ansia e trepidazione cosa si dirà il 27 gennaio prossimo per la Giornata della Memoria”.

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