Emiliano Deiana: “Non bisogna essere un veggente, la protesta dei pastori riprenderà”

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13 mag 2019

Il Presidente di Anci Sardegna e Sindaco di Bortigidas: “Sono dalla loro parte anche quando nessuno ne parla. La politica sarda si è come eclissata”

Di: Antonio Caria

“Non bisogna essere un veggente, la protesta dei pastori riprenderà. Non so in quali forme. Non so con quali obiettivi strategici, ma riprenderà”.

Inizia così un post pubblicato su Facebook dal Presidente di Anci Sardegna e Sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana che sottolinea come “Le aspettative erano troppe, accentuate da un uso “sconvolgente” della campagna elettorale, e i tempi della “politica” non sono i tempi di chi vive la vita".

“Le rappresentanze, mi pare di percepire, sono molto sfilacciate – ha aggiutno -. La Giunta Regionale si è insediata da qualche giorno. Il Ministro dell’Interno annuncia, da Roma, il pugno di ferro contro tutte le manifestazioni di piazza. La politica sarda, invece, si è come eclissata. Soltanto pochissimi, penso a Maninchedda, ne stanno parlando. In pochissimi hanno analizzato la “genesi” di quella protesta e la sua evoluzione che ha avuto anche degli aspetti di diffusa illegalità e violenza”.

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“Nessuno è più “siamo tutti pastori”. Adesso – rimarca Deiana – sta tornando, con prepotenza, il “razzismo” antipastorale. Basta scorrere i commenti agli articoli online nei quali si parla della protesta per capire che il “consenso popolare” è svanito per lasciare spazio a quel “razzismo” che odia il pastore.

A suo modo di vedere “Si rischiano tre errori gravissimi: 1) avete votato Salvini? Ben vi sta. 2) il tifo da stadio per le repressioni antipastorali; 3) il tifo da stadio per le violenze anti-salviniane. Chi ne sta parlando, oggi, in Sardegna? I partiti politici? Muti. Tutti addentrati nelle strategie elettorali. Ancora lontani anni luce da una protesta che li troverà ancora impreparati”.

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“Gli intellettuali? Meglio fare il ghost-writer del Presidente o del prossimo Presidente o ambire ad essere il prossimo Presidente.I giornali? Le Tv? Per tifare questo o quello – prosegue -. Per dire: ve lo siete meritato?”.

Per Deiana: “Bisogna che si ricominci a parlarne. Che ricomincino a parlarne i partiti politici, le associazioni, i gruppi organizzati per creare canali di comunicazione dove oggi sembra regnare l’incomunicabilità”.

A detta del numero uno di Anci Sardegna “I pastori non sono “solo” il prezzo del latte. Sono storia, cultura, tradizione, presidio, futuro. Ma non possono rimanere uguali a se stessi: devono pensare alle evoluzioni della loro attività, devono pretendere, strategicamente, che la funzione del pastore sia centrale per la Sardegna poiché svolge, a differenza di altre funzioni di carattere privatistico, anche una funzione pubblica, di cura del territorio, di prevenzione ecc”

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Deiana si dice “Dalla parte dei pastori anche quando nessuno ne parla. Ma non si può più essere dalla parte dei pastori se esistono forme violente che mettono i pastori contro altre categorie della filiera e oltre la filiera. Bisogna che cresca, in loro, sotto forme nuove la “cura” delle rappresentanze. Il problema delle rappresentanze – per lui – è stato il vero vulnus rispetto a ciò che abbiamo visto nei giorni - da analizzare sotto molteplici punti di vista - della protesta”.

“Finisco con le parole di un pastore-poeta, Gavino Ledda che in un’intervista ha detto: “Pastorizia e agricoltura devono andare di pari passo. In questo modo avremo famiglie autosufficienti, che non producono solo latte e non hanno bisogno di spendere per mangimi canadesi, e pecore trattate con amore. Perchè – conclude – lasciatelo dire a me che sono stato pastore ma sono anche un poeta: se mungi la pecora malvolenteri, il latte viene cattivo”.

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