A Cagliari c'è un luogo bellissimo legato a una delle leggende più affascinanti di Sardegna: il Golfo degli Angeli

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20-03-2022

Con le sue lunghissime spiagge candide e il mare color smeraldo è considerato uno dei luoghi più suggestivi e belli dell’Isola

Di: Sabrina cau

Un lembo di terra che abbraccia diversi chilometri di spiaggia e le acque cristalline che coccolano teneramente le rive tra Cagliari e Quartu Sant’Elena, conquistano nell’immediato, chiunque vi giunga per godersi un pezzo di Sardegna. Un luogo in cui il paesaggio, se di giorno è splendido, al tramonto del sole diventa magico e incandescente.

Affacciato sul mar Tirreno tra Capo Carbonara e Capo Spartivento, il Golfo di Cagliari conosciuto anche come Golfo degli Angeli, vede sorgere la città capoluogo alla quale regala panorami mozzafiato ovunque si volga lo sguardo.

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Una tra le leggende più belle sulla nostra Isola è certamente quella che racconta la storia di questo golfo.

Narra la leggenda….

Un giorno gli angeli, sempre alla ricerca della bellezza, chiesero a Dio un dono.

Dio rispose che avrebbe regalato loro una terra meravigliosa dove tutti vivevano felici: “So che esiste questa terra, cercatela, trovatela e sarà vostra” aveva detto.

Quindi gli angeli, non appena ricevettero il permesso da Dio, scesero sulla terra e si sparsero ovunque. Cercarono un luogo dove regnasse la bellezza e si insediarono in alcuni punti sul pianeta terra, ma trovarono solo molta cattiveria, odio e tristezza. Tornarono in paradiso affranti e dopo qualche tempo, fiduciosi di poter trovare un luogo di pace dove gli uomini potessero amarsi e rispettarsi senza divisioni, chiesero nuovamente a Dio di tornare sulla terra per fare un altro tentativo.

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Ottennero il consenso, ma ancora una volta, trovarono solo guerre e odio. Decisero di tornare indietro, con grande amarezza, rassegnati al fatto che non avrebbero mai potuto trovare quel luogo di bellezza che cercavano, ma il loro sguardo si posò su una grande isola circondata dal mare. Si trattava della Sardegna. Gli angeli si avvicinarono per capire meglio; non udirono rumori di guerra o devastazione e la natura regnava imponente in tutta la sua meraviglia. Gli uomini lavoravano nei campi e tutti trascorrevano il loro tempo immersi nella pace e nella serenità. La Sardegna li conquistò e felici salirono in cielo per comunicare a Dio la loro scoperta.

Dio mantenne la sua promessa, pertanto i messaggeri divini tornarono sulla terra per continuare ad esplorare il sud dell’Isola. Rimasero incantati dallo splendore del Golfo di Cagliari dove il mare si confondeva con il cielo e il piacevole rumore dello sciacquio delle onde era quasi musica . Decisero che quel golfo avrebbe portato il loro nome e, da allora in avanti, si sarebbe chiamato “Golfo degli angeli”. La convivenza con gli uomini continuò all’insegna della pace e della felicità.

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Ma un pericolo imminente stava per distruggere tutto…

Lucifero roso dall'invidia per quegli angeli felici arrivò inaspettatamente su quel pezzo di paradiso seminando odio. Non riuscendoci cercò di cacciare gli angeli da quella che era diventata la loro casa. Attaccarono molto crudelmente; le forze del bene e del male si scontrarono scatenando le acque del golfo. Tutto si tinse di nero. Ma la spada dell’arcangelo Gabriele decretò la vittoria finale sul male e Lucifero fu sbalzato dal suo cavallo nero. Egli in un attimo di impeto violento, prese la sella e la lanciò nelle acque cristalline del golfo formando il promontorio chiamato poi “la sella del diavolo”. Il Promontorio divenne il riparo di navi fenice pacifiche prima e di navi da guerra cartaginesi poi. Fu la difesa anche di navi barbare, puniche, romane e infine anche francesi, inglesi e americane. Quando tutto tornò alla normalità e il golfo si riprese i suoi meravigliosi scenari immersi nell’inebriante profumo della macchia mediterranea, gli angeli volarono in cielo lasciando quel golfo incantato nell’armonia e nell’unione.

Ma ci piace pensare che ogni giorno al tramonto del sole, quando tutto si tinge di porpora chiaro, quelle creature celesti tornino a godere del loro secondo paradiso e ci osservino in silenzio, fieri di quel pezzo di Sardegna, che porta il loro nome.

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