Nuoro: occupata l'aula del Consiglio comunale in nome dei marò

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28 gen 2013

Di: Redazione Sardegna Live

Un gruppo di militanti del Popolo della Libertà e della Giovane Italia, questa sera, ha simbolicamente occupato, durante la seduta, l'aula del Consiglio comunale di Nuoro per protestare contro la gestione, da parte del Governo nazionale, della vicenda legata ai due maro' detenuti in India. Esibendo dei cartelli con la scritta "Riportiamoli a casa" gli attivisti del PDL sono prima entrati nell'aula dell'assemblea civica e poi hanno assistito ai lavori sedendo nella parte riservata al pubblico. Il capogruppo in Consiglio comunale, Pierluigi Saiu, ha definito il caso dei due Maro' «una dolorosa manifestazione di debolezza internazionale del governo guidato da Mario Monti, un'insopportabile offesa alla sovranità del nostro Stato». «In quest'aula, che ha negato l'intitolazione di una via a Francesco Cossiga e riconosciuto la cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini, condannata a 43 anni di carcere negli Stati Uniti - ha detto Saiu - è nostro dovere far sentire forte la nostra voce a sostegno di due leali servitori dello Stato, due militari imbarcati a bordo di una nave mercantile italiana con il compito di proteggere beni ed equipaggio dall'assalto dei pirati in acque considerate pericolose. Il disonore che questa vicenda ha gettato sull'Italia è una ferita aperta nel cuore di chi ama questo Paese. Latorre e Girone dovevano essere difesi dallo Stato che li aveva mandati lì a proteggere altri cittadini italiani. Invece sono stati abbandonati, sacrificati a favore di non si capisce bene quale interesse, vittime della debolezza, addirittura imbarazzante, del nostro governo. I due fucilieri non dovevano essere portati a terra, non dovevano essere consegnati alle autorità indiane, non dovevano ripartire per Kerala una volta scaduto il loro permesso. Dovevano stare qui, l'Italia doveva proteggere quei suoi figli. Pretendere che venisse rispettato il diritto internazionale e impedire per quei due militari un processo ingiusto e privo di garanzie. Cosa ci si può aspettare, del resto, da uno Stato che intima al nostro ambasciatore di non lasciare il suolo indiano, che viola così apertamente le più banali norme del diritto internazionale, che prima garantisce che non saranno condannati a morte e poi si rimangia la parola data. Quei due ragazzi hanno mostrato il loro valore ubbidendo a un ordine, quello di tornare in India, ingiusto e disonensto. Hanno mostrato coraggio e amor di Patria, coraggio e amor di Patria che invece sono del tutto mancati a Monti e al suo ministro degli Esteri». «Possiamo noi, allora, di fronte a tutto questo - ha concluso Saiu - stare zitti? Possiamo far finta di niente? Possiamo lavarcene le mani? No! Non possiamo! Non possiamo rimanere sordi al grido di dolore che la moglie di Salvatore Girone ha lanciato al Parlamento chiedendo che suo marito le venisse restituito. Non possiamo rimanere indifferenti alla vergogna a cui il nostro Paese è stato condannato. Non possiamo rimanere in silenzio. Abbiamo il dovere di pretendere che l'Italia riporti a casa Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, ritrovando la dignità che questa vicenda le ha tolto».

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