Autotrasportatori sardi. “Fermarci è servito per diminuire il prezzo del gasolio, ma ancora non è finita”

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23-03-2022

Hanno involontariamente seminato il panico nei consumatori e sacrificato una settimana di guadagno. Oggi cosa rimane della settimana più nera dell’autotrasporto sardo? Lo racconta ai nostri microfoni Franco Funedda

Di: Ilaria Cardia

È indiscusso che i grandi protagonisti del mese in corso siano stati gli autotrasporti sardi. Tutto è iniziato con un audio Whatsapp circolato nelle conversazioni di tutto il popolo regionale. Da quel messaggio, abbiamo assistito alla presa d’assalto dei supermercati, venendo quasi catapultati in clima bellico nonostante gli stessi autotrasportatori abbiano più volte rassicurato i propri conterranei sulla continua e ininterrotta consegna dei beni di prima necessità. Non hanno mai avuto l’intenzione di colpire il popolo. Anzi, si sono sempre definiti “orgogliosamente sardi” e non hanno mai programmato atti dannosi nei confronti della loro gente. Per loro solo tanti messaggi di aiuto e richiesta di solidarietà, con la promessa di far ottenere un beneficio per tutti. I camionisti hanno iniziato la loro battaglia soli, ma sono sempre stati disposti ad accettare il sostegno di tutto il popolo per far sentire la loro voce.

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Oggi a parlare è Franco Funedda, colui che intervistammo prima che scoppiasse il caso trasporti nell’Isola. Ci raccontò il malessere del settore, il dolore degli autotrasportatori e le idee che li hanno condotti sino a oggi.

“Questa è una battaglia che abbiamo vinto noi! Un milione e mezzo di sardi hanno fatto valere la propria voce portando beneficio all’intera nazione. Noi eravamo senza partito, senza potere politico, senza associazioni. Eravamo solo delle aziende in grande difficoltà, uniti e arrabbiati. La battaglia non è stata vinta dalle associazioni che si sono fatte sentire solo dopo l’inizio del nostro blocco e hanno provato a cavalcare la nostra onda.”

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Quindi attribuite la diminuzione del prezzo del gasolio al vostro blocco?

“Certo! È stato nostro merito, anche se purtroppo non si può parlare di vittoria perché abbiamo solo raggiunto uno dei tanti obiettivi.”

Non pensa che il provvedimento sia anche da attribuire alla proclamazione dello sciopero nazionale previsto dal 4 aprile?

“Quello sciopero è un’assurdità! Il gasolio è schizzato alle stelle agli inizi di marzo e qualcuno ha ipotizzato che noi potessimo reggere la pressione degli aumenti per un mese prima di fermarci. Incredibile. Noi al 4 di aprile saremmo stati già morti se non ci fossimo fermati. Il governo ha avuto paura di questo clima da cani sciolti, perché ha visto coesione in un popolo notoriamente dignitoso e silenzioso nella sofferenza. Noi abbiamo detto basta per tutti. Successivamente, si sono uniti gli agricoltori e gli allevatori e noi siamo stati felicissimi.”

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Che cosa è cambiato dopo questo blocco?

“Vedere la riduzione del prezzo alla pompa è stata una grandissima soddisfazione. Sono stati ripagati i nostri sacrifici. Durante quella settimana, non è stato facile rifiutare il lavoro o mettere a disagio e in difficoltà le aziende che ci danno quotidianamente da vivere. Poi ci è stato sicuramente riconosciuto il rispetto. Abbiamo fatto qualcosa fuori dalla portata di qualsiasi normalità. Oggi siamo davvero orgogliosi perché il prezzo del gasolio non è diminuito solo per noi trasportatori, ma per tutta la nazione.”

Vi ritenete soddisfatti?

“Assolutamente no. Per noi non è finita qui, c’è tanto ancora da fare in Regione. Ancora non è finita e noi abbiamo intenzione di portare avanti le nostre ragioni perché non possiamo morire di fame. Presto ci faremo sentire anche lì, stiamo definendo gli ultimi dettagli.”

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