Sassari. Tiziana: “Io l’unica speranza per un ragazzo malato di leucemia. Così ho donato il midollo osseo”

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10 giu 2022

“Bisogna sapersi mettere dall’altra parte: ovvero da quella della persona che aspetta un trapianto, che aspetta di ricevere l’unica speranza per continuare a vivere e pensare che la sola persona compatibile sei tu”

Di: Cristina Tangianu - foto simbolo

Nessuna conseguenza per chi dona, se non quella, bellissima, di salvare la vita di chi ha solamente te come unica speranza.

Oggi vi raccontiamo la storia di una ragazza del sassarese che qualche mese fa è stata sottoposta all’intervento per la donazione del midollo osseo. Una scelta consapevole, maturata dieci anni fa, quando aveva appena 18 anni.

Cresciuta in una famiglia di donatori di sangue da sempre al fianco all'Avis, per Tiziana (nome di fantasia, per ora vuole mantenere l’anonimato) capire l’importanza di un gesto altruistico è stato come imparare a camminare: è un qualcosa che avviene in maniera del tutto naturale. Da grande prendi consapevolezza, comprendi la grandezza del gesto e fai le tue scelte. Tiziana, quando a una festa in paese vide lo stand dell’Admo, si avvicinò e prese la decisione di iscriversi al Registro Italiano Donatori Midollo Osseo. Da quel giorno sono passati dieci anni. A febbraio ha ricevuto la chiamata dall’ospedale Brotzu di Cagliari: un ragazzo malato di leucemia acuta è risultato compatibile, solo Tiziana può salvargli la vita.

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“Sapere di poter aiutare qualcuno ti arricchisce fin da subito, perché sai che per quella persona tu sei l’unica speranza. Il sentimento che si prova è davvero difficile da esprimere”, ci racconta la ragazza facendo trasparire una forte emozione.

L’intervento, svolto all'U.O. di Ematologia di Cremona, durato circa un’ora, è consistito nel prelievo del midollo osseo dalle ossa piatte del bacino.

“Sto benissimo – ci racconta Tiziana - pensavo fosse un intervento più doloroso e invece ho avuto solamente dei minimi indolenzimenti. I medici sono stati straordinari, sei seguito passo dopo passo, sei sottoposta a una serie di accertamenti ed esami necessari a confermare l’assenza di controindicazioni cliniche alla donazione. Non c’è alcun motivo per cui avere paura. Solo una grande motivazione, ovvero quella di aiutare qualcuno che sta lottando contro un grande male”.

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Qual è la prima cosa che hai fatto non appena risvegliata dall’anestesia totale? “Chiedere se fossero riusciti a prelevare le cellule staminali Emopoietiche” ci confessa Tiziana, che raccontando la sua esperienza ci tiene a lanciare un appello ai giovani. “Ogni giorno compiamo tante azioni, anche pericolose. Perché non considerare di donare il midollo osseo? Considerato che ti sottopongono alla donazione se tu sei in uno stato di salute idoneo?”

Per capire perché servono molti donatori basti pensare che per il trapianto di midollo Osseo e di cellule Staminali Emopoietiche è assolutamente necessario – come spiega l’Admo - che ci sia una compatibilità tissutale (ovvero una eguaglianza a livello dei geni del sistema di istocompatibilità , o ‚”HLA”) tra paziente e donatore, ovvero la “somiglianza” genetica indispensabile per il buon esito del trapianto. La compatibilità genetica è estremamente rara: si verifica una volta su quattro (25%) tra fratelli e sorelle (mai tra genitori e figli o tra zii e cugini!) e addirittura 1 su 100.000 (0,001%) tra individui non consanguinei.

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In totale gli iscritti attivi al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo IBMDR , - dati del Ministero della Salute - nel 2020 sono saliti a 449.860 (+6,7%).

“Bisogna sapersi mettere dall’altra parte: ovvero da quella della persona che aspetta un trapianto, che aspetta di ricevere l’unica speranza per continuare a vivere e pensare che la sola persona compatibile sei tu”, sottolinea Tiziana. Un’affermazione che deve far riflettere tutti. Ricordiamo che per diventare donatore bisogna avere un’età compresa tra i 18 e 35 anni; avere un peso corporeo di almeno 50 kg e godere di buona salute. La disponibilità del donatore rimane valida fino al raggiungimento dei 55 anni”.

“Sicuramente – conclude Tiziana – per sensibilizzare i giovani alla donazione occorre partire dalla scuola”.

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