Davano fuoco a rifiuti pericolosi: denunciate 18 persone

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22 giu 2022

Sotto sequestro le aree di 600 metri quadri utilizzate dagli indagati per lo stoccaggio, la lavorazione e l’incendio dei materiali

Di: Redazione Sardegna Live

I carabinieri della Stazione di Villasor e del Nucleo Operativo della Compagnia di Sanluri, hanno concluso questa mattina una attività investigativa che vede coinvolte 18 persone italiane e straniere, a vario titolo iscritte dalla Procura della Repubblica di Cagliari nel registro degli indagati, per reati ambientali connessi al trasporto, alla gestione e allo smaltimento illecito di rifiuti industriali e speciali inquinanti, mediante anche combustione di scarti di lavorazione del ferro, dell’alluminio e del rame. I fatti sono avvenuti negli ultimi anni a Villasor, ed avrebbero avuto quali principali protagonisti alcuni abitanti delle palazzine occupate dell’ex zuccherificio “Eridania” di via Togliatti.

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In una operazione svolta alle prime luci dell’alba, 30 militari della Compagnia Carabinieri di Sanluri, col supporto aereo dell’11° NEC CC Elmas, e 2 unità cinofile del Nucleo della Compagnia CC di Cagliari, hanno dato esecuzione a 7 Ordinanze Applicative di Misure Cautelari del Divieto di dimora a Villasor, notificando altresì complessive 18 informazioni di garanzia, anche in altri comuni tra cui Cagliari, Quartu S. E., Decimomannu, Uta e Isili.

L’attività investigativa denominata “Green Villas”, svolta dai carabinieri e coordinata dalla Procura di Cagliari, ha permesso di denunciare a piede libero i 18 soggetti, che avrebbero costituito un gruppo criminale dedito al recupero, alla gestione ed al traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi, nonché al deposito di materiali inerti in aree non autorizzate ed alla combustione illecita di rifiuti, nell’ambito di un sistema ben organizzato. Si tratta di 7 uomini di origine marocchina (5 dei quali destinatari di ordinanza di divieto di dimora a Villasor), 6 bosniaci, di cui 3 donne (2 dei quali destinatari di ordinanza di divieto di dimora a Villasor), e 5 italiani.

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Le indagini sono iniziate nel giugno 2021 dopo alcuni avvistamenti a Villasor di fumo denso e nero proveniente dalle aree adiacenti alle palazzine che da decenni sono occupate abusivamente, facenti parte del polo industriale dell’ex zuccherificio “Eridania”. Con i prolungati appostamenti, con le attività tecniche e le analisi video, svolte tra il 2021 e il 2022 dai militari della Compagnia di Sanluri, si è scoperto che i soggetti stranieri, oggi denunciati, sarebbero divenuti a vario titolo dei punti riferimento della zona del Sud Sardegna / Medio Campidano e della periferia nord di Cagliari, per il recupero di ferro e rame tramite smaltimento / distruzione con abbruciamento, di rifiuti speciali, con la connivenza dei summenzionati cittadini italiani titolari/dipendenti di ditte operanti nello specifico settore. Infatti, dopo aver accumulato rottami e masserizie in giro per il territorio, li avrebbero stoccati ammassandoli in vere e proprie discariche abusive a ridosso delle palazzine occupate, per poi lavorare e separare i materiali di scarto dal ferro e dal rame, quindi piazzando sul mercato e rivendendo il prodotto ricavato, con la connivenza dei soggetti italiani e delle loro ditte cagliaritane, che in parte hanno anche emesso fatture a favore di uno dei soggetti marocchini, in possesso di partita IVA.

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Gli stranieri, tutti non iscritti nell’albo dei gestori ambientali, quindi privi di qualsiasi titolo di Legge, si sarebbero poi disfatti dei materiali residui (plastiche, cavi elettrici, penumatici, batterie per motori, rottami di autoveicoli e molto altro) appiccando pericolosi roghi, generando fumi tossici e agenti inquinanti per l’ambiente.

I carabinieri hanno individuato così 2 distinte aree (complessivamente 600 mq, oggi sottoposte a sequestro) utilizzate dagli indagati per lo stoccaggio, la lavorazione e l’incendio dei materiali da loro stessi recuperati, avvalendosi di 4 furgoni IVECO, oggi posti in sequestro.

È stato documentato che i carichi di ferro, alluminio e rame rivenduti, mediamente con carichi da 5 tonnellate settimanali, permettevano proventi per 5 mila euro l’uno. Pertanto è stimabile che in un anno, secondo le risultanze emerse, l’attività illecita possa aver portato a ricavare dai rifiuti raccolti circa 250 tonnellate di ferro, alluminio e rame, per un provento stimabile in circa 200 mila euro.

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