Via i domiciliari a De Giorgi, può tornare in Aula

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04 lug 2022

Resta per il consigliere regionale del Gruppo Misto l’obbligo di presentarsi ogni giorno ai carabinieri

Di: Redazione Sardegna Live

Valerio De Giorgi può tornare in Consiglio regionale. Revocati gli arresti domiciliari per l'esponente del gruppo Misto, sospeso dal Consiglio dopo l'ordine di custodia cautelare firmato dal gip del Tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, al termine di un'inchiesta per corruzione, tentata truffa e voto di scambio.

Il giudice ha quindi accolto la richiesta dei difensori Patrizio Rovelli e Debora Amarugi. Resta, invece, l'obbligo di presentarsi ogni giorno ai carabinieri, ma De Giorgi potrà tornare tra i banchi dell'Assemblea di via Roma perché, tolti gli arresti, viene meno la sospensione prevista dalla legge Severino. Il giudice Altieri ha ritenuto che gli elementi dell'indagine siano ormai cristallizzati dalla richiesta di giudizio immediato e ha ritenuto che l'indagato, che è anche sottufficiale della Guardia di finanza, sia consapevole dei rischi di una eventuale condotta antigiuridica.

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Nella sua ordinanza il gip fa anche riferimento all'interrogato dei gironi scorsi: il consigliere regionale aveva parlato con lui per oltre due ore e chiarito che tutto quello che aveva fatto in merito all'emendamento al Piano casa (all'epoca De Giorgi era presidente della commissione Bilancio) rientrava nella norma di insindacabilità dell'attività politica del consigliere regionale.

Assieme al politico, nell'inchiesta sono finiti anche il suo collaboratore Marco Pili, accusato di tentata truffa, e il costruttore di Quartucciu Corrado Deiana. Per De Giorgio e l'imprenditore l'accusa è di corruzione per aver concordato un emendamento al Piano casa in cambio di quattro appartamenti ottenuti dal consigliere, mentre Pili è indagato per presunte irregolarità sui contributi destinati alla Pro loco di Cagliari fondata da persone vicinissime a De Giorgi, se non dagli stessi familiari. All'esponente del gruppo Misto è contestato anche il reato di voto di scambio: secondo la Procura, avrebbe promesso posti di lavoro e altri favori in cambio di una preferenza, chiedendo come prova la foto scattata nella cabina elettorale.

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