I tesori archeologici di Atzara: il nuraghe Abbagadda, le tombe dei giganti, le chiese campestri

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05 ott 2019

Scopri come votare il paese al concorso Rai 3 "Il Borgo dei Borghi"

Di: Redazione Sardegna Live, foto Lino Cianciotto

Il territorio di Atzara è ricco di siti archeologici che raccontano un passato intriso di storia e fascino. Fin dall'Eneolitico l'uomo ha lasciato i segni della suo passaggio fra le colline che attorniano l'attuale centro abitato nel cuore del Mandrolisai. Non distanti dal paese, nella zona di Corongiu Senes, si trovano le domus de janas mentre in località Launisa sono state rinvenute lame e punte di freccia. Alla successiva civiltà delle tholoi appartengono i resti di alcune tombe dei giganti e diversi nuraghi che prendono il nome di Abbagadda, su Pisu, Figus, su Nuraghe, Ni' e Crobu, Ligios e Sole 'e Mugadu, che in alcuni casi presentano interessanti soluzioni tecniche di costruzione.

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Il nuraghe di Abbagadda (acqua calda), a sud ovest del paese, si presenta in buono stato di conservazione. In origine i massi che lo compongono erano ricoperti da una patina di argilla che li i solava dall'umidità e dalle intemperie. La torre centrale è alta circa sei metri. Degli scavi effettuati alcuni anni fa hanno portato alla luce alcuni muri la cui funzione rimane ancora da decifrare.

All'età romana numerosi frammenti di anfore e vasi dalla superficie interna ed esterna color rosso chiaro e lisciate a stecca rinvenute nelle campagne del paese. All'anno 1000 circa, invece, si fa risalire la chiesa campestre di Santa Maria Bambina, ritenuta il centro di culto cristiano più antico della zona. Dal punto di vista storico, riveste un certo interesse, per le tracce di un insediamento medievale, a circa due chilometri dal paese, la località di Launisa. Secondo la leggenda a Launisa sorgevano altri due villaggi ormai scomparsi: Baddareddu e Paùli Cungiau. La loro esistenza è nota per alcuni versi tramandati dalla memoria secolare:

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Cuaddariu nieddu - si andas a Baddareddu - narasidd'a Cillotta - ca sa figia d'est morta - sa ch'hiat coiau - a Paule Cungiau (O uomo (che te ne vai) vestito di nero sopra un cavallo, se mai passi nell'abitato di Baddareddu, dì a Cillotta che le è morta la figlia, quella che lei aveva maritato in Pauli Cungiau).

La chiesa di Santa Maria Bambina, foto di e-borghi.com

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Comprovato storicamente è il fatto che nelle vicine campagne sorgesse il villaggio di Spasulè, un ricco borgo tra Sorgono ed Atzara. Il villaggio venne abbandonato a partire dai primi decenni del 1600, forse in seguito ad una pestilenza o all'avvelenamento dell'acqua delle sue fonti, secondo le leggende tramandate nella tradizione orale. Una parte degli abitanti di Spasulè si stabilirono anche ad Atzara, oltre che in altri vicini paesi. Del villaggio antico rimane ormai solo la chiesetta, recentemente restaurata.

Secondo la tradizione orale, il nucleo abitativo originario di Atzara sarebbe stato costituito da un insediamento presso la fonte di Bingia ‘e Josso, i primi rioni sono stati probabilmente quelli di su Fruscu, in cui verso il 1900 si trovavano le case più vecchie del paese ma ancora in piedi, e di sa Montiga ‘e Josso. Atzara viene citata in alcuni documenti ufficiali del periodo che va dal 1000 al 1470. Le prime notizie di un certo rilievo risalgono al 1205, si tratta di un documento che assegna alcuni servi della gleba ai propri padroni. Questo documento è molto importante perché ci fa capire la situazione in cui si trovavano le classi sociali più povere. Altro documento importante e quello del Codice Diplomatico delle Relazioni tra la Santa Sede e la Sardegna: Atzara è citata nell'atto riguardante la pace del 1388 tra la Giudicessa Eleonora d'Arborea e il Re Giovanni d'Aragona.

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