I ricci di mare spariscono dai mari sardi: in quasi 7 mila vogliono la moratoria della pesca

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19-11-2019

Il Gruppo d’intervento Giuridico onlus lancia un appello per la salvaguardia del riccio

Di: Redazione Sardegna Live

Il Gruppo d’intervento Giuridico onlus ha acquisito dall’assessorato regionale dell’Agricoltura il rapporto dell’agenzia Agris del 14 ottobre 2019 predisposto nell’ambito della campagna di monitoraggio dei Ricci nei mari sardi.

Secondo il gruppo i dati sono drammatici: «La pesca dei ricci da un livello stagionale e marginale degli anni Ottanta (ad Alghero e Cagliari) ha assunto sempre più caratteristiche industriali».

Nella nota si legge che «Nella tradizione del consumo dei ricci non esisteva l’uso delle gonadi di riccio conservate per la preparazione di pietanze che invece attualmente rappresentano la principale forma di vendita e inoltre la stagione di raccolta e relativo consumo fresco avveniva esclusivamente d’inverno».

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Da un’indagine svolta dall’Università degli studi di Cagliari relativa al monitoraggio della pesca professionale a partire dal 2002 fino al 2019 in diversi punti di vendita del cagliaritano, è risultato come negli anni la percentuale dei ricci sotto taglia (cioè con diametro della teca inferiore ai 50 millimetri) sia costantemente del 50% dello sbarcato.

Tra i dati emerge che in 10 anni risultano pescati dai pescatori professionisti ben 25.320.776 esemplari di riccio di mare (Paracentrotus lividus), tuttavia «è necessario segnalare – si legge ancora nel documento - come i libretti restituiti rappresentino solo il 65% dei consegnati, cioè il 35% dei pescatori professionisti non riconsegna il libretto annuale dove deve annotare il numero dei ricci pescati. A questi bisogna aggiungere quelli prelevati dalla pesca amatoriale e quelli, incalcolabili, frutto di pesca abusiva».

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Nelle quattro aree marine protette monitorate (Asinara, Tavolara, Sinis, Capo Caccia), il riccio, una volta abbondante, è in via di rarefazione rapida, l’unica Amp dove la popolazione è in lieve crescita è quella dell’Asinara, dove la pesca del riccio è rigorosamente vietata.

«L’attuale assessore regionale dell’Agricoltura Gabriella Murgia, ha autorizzato la raccolta di duemila ricci al giorno per ogni pescatore professionista fino al 15 aprile 2020, incurante delle richieste di moratoria provenienti da più parti, fra cui le Amministrazioni comunali di S. Antioco, Calasetta, Portoscuso. Eppure riconosce che le popolazioni del Riccio di mare presenti nei mari della Sardegna sono in forte sofferenza», scrive il Gruppo d’intervento giuridico onlus.

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A conti fatti ai soli 182 pescatori professionali subacquei (dati 2018) sarebbe, quindi, consentito raccogliere ben 364.000 ricci al giorno, 2.184.000 alla settimana, più di 8.730.000 al mese, quasi 50 milioni nell’intera stagione di pesca. «A questi numeri già fuori da ogni logica – prosegue il gruppo - di buon senso sarebbe necessario sommare quelli derivanti dalla pesca professionale marittima, dalla pesca sportiva/ricreativa e quelli, completamente incontrollabili, derivanti dalla pesca abusiva».

« In seguito a numerose critiche provenienti da amministratori locali, associazioni ecologiste, opinione pubblica, l’Assessore Murgia ha emanato un provvedimento correttivo vietando la pesca a chi non è pescatore professionista. La classica goccia nel mare, fumo negli occhi».

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Gruppo d’intervento Giuridico onlus lancia un appello: «Rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare: chiediamo a gran voce ai Ministri delle risorse agricole e dell’ambiente e all’assessore regionale dell’Agricoltura una moratoria di tre anni della pesca dei ricci di mare, monitoraggi marini e provvedimenti di sostegno ai pescatori temporaneamente impossibilitati alla pesca. Firmiamo e facciamo firmare la petizione popolare per una moratoria della pesca dei Ricci di mare. Si può firmare qui. In pochi giorni siamo quasi settemila ad averla sottoscritta».

Per informazioni consultare il sito: http://gruppodinterventogiuridicoweb.com

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