Portovesme, appello a Mattarella per salvare i posti di lavoro

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06-04-2023

Il sindaco di San Gavino al presidente della Repubblica: “Sarà un disastro”

Di: Redazione Sardegna Live

Una lettera appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella da parte del sindaco di San Gavino, Carlo Tomasi, per "scongiurare il disastro imminente" della chiusura della Portovesme srl, nei due stabilimenti di Portovesme, nel Sulcis, e di San Gavino Monreale, nel Medio Campidano, che porterebbe a "una gravissima emergenza socio-lavorativa di tutto il territorio".

Nella lettera il primo cittadino chiede un intervento, "in qualunque forma e nei limiti dei Vostri impegni e possibilità" e spiega che lo stop avrà un impatto "sul vissuto degli oltre 2.000 lavoratori, includendo gli interinali, in forze presso gli stabilimenti".

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"Se tale risoluzione risultasse irreversibile, provocherebbe un danno dalle proporzioni incommensurabili su una collettività che risiede in una zona già afflitta da criticità socio-occupazionali croniche, in una contingenza già di per sé drammatica per via dello scenario degli ultimi anni, caratterizzato dalla crisi energetica alimentata dal conflitto bellico russo-ucraino, giunta in seguito a due anni di pandemia globale di Covid-19 - osserva Tomasi nella missiva indirizzata al Quirinale - La tensione sta raggiungendo picchi inusitati e la disperazione è tristemente palpabile. In merito allo stabilimento che insiste nel Comune da me amministrato, è il caso di segnalare che la Fonderia, inaugurata nel 1932, per quasi un secolo ha ricoperto un ruolo cardine nello sviluppo socioeconomico di San Gavino Monreale e della provincia, traghettando il paese durante il Novecento verso la modernità, costituendo una fonte di benessere economico tale da guidarne la transizione da comunità agropastorale a centro industrializzato. La Fonderia - conclude - fino ad oggi ha continuato a rappresentare un faro economico ed un antidoto contro la desertificazione sociale, pertanto la sua scomparsa si prefigura come una vera e propria catastrofe, che le istituzioni non possono consentire e che noi amministratori locali dobbiamo rifiutarci di prendere anche solo in considerazione".

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