Olbia. Tra due anni il vaccino contro il cancro alla prostata

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08 mag 2023

Illustrate le prospettive per la cura della patologia che oggi costituisce la seconda causa di morte per carcinoma in Italia

Di: Redazione Sardegna Live

Entro due anni sarà disponibile un vaccino che debelli il tumore alla prostata. È quanto emerso nell’ultimo corso di aggiornamento che si è volto ad Olbia, organizzato dall’Ordine dei Medici chirurgici e degli Odontoiatri della provincia di Sassari sabato scorso, 6 maggio, responsabile scientifico Massimo Madonia. Un incontro moderato dal presidente dell’Ordine dei Medici di Enna, Renato Mancuso e da Giuseppina Romano della clinica Urologica dell’Aou di Sassari. Assicurazioni sull’arrivo, entro due anni, di un vaccino personalizzato per sconfiggere il cancro alla prostata sono state fornite da Mancuso e da Madonia. Le ricerche per debellare il Covid-19 hanno consentito un’accelerazione della ricerca sulle tecniche m-RNA che porteranno a sconfiggere il male del secolo in tempi brevi.

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Nell’ECM, su “Le nuove frontiere della terapia nel tumore prostatico”, sono state illustrate le prospettive per la cura di una patologia che oggi costituisce la seconda causa di morte per carcinoma in Italia. Già negli ultimi anni si sono registrati notevoli miglioramenti da un punto di vista diagnostico, chirurgico e post-operatorio. A Sassari l’equipe di Massimo Madonia dal 2021 ha a disposizione un’apparecchiatura robotica di ultima generazione (Robot Vinci), ma entro due anni è atteso, non appena verrà rilasciata la certificazione europea, il “Vinci single port”, il nuovo robot che consentirà di praticare nell’addome del paziente un solo foro, anziché sei, come avviene attualmente e di migliorare ulteriormente la precisione degli interventi in una zona particolarmente delicata per le invisibili innervature che determinano le funzioni erettili e urinarie. Il convegno si è aperto con i saluti del Presidente dell’Ordine provinciale di Sassari, Nicola Addis, che ha chiesto all’assemblea un minuto di silenzio per ricordare Barbara Capovani, l’ultima vittima di violenza contro i medici.

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La prima relazione del convegno è stata curata da Sonia Marra, che ha illustrato la “tecnica fusion” nel percorso diagnostico, che consente di sovrapporre le immagini provenienti da esami differenti per avere maggiori elementi nell’interpretazione delle biopsie. L’intervento di Antonio Savigni sulla comunicazione medico-paziente ha evidenziato come “l’arte di prender cura comprenda anche quella di saper comunicare”. Una diagnosi tumorale cambia la vita di un soggetto, ecco perché occorre un approccio multidisciplinare che parte dal medico di famiglia fino al supporto psicologico. Un argomento trattato anche da Giuseppina Romano che ha evidenziato l’importanza del medico di base per la conoscenza del paziente, la sua familiarità ed anche la personalità. Sulla “terapia focale” si è soffermato Andrea Carlino, sottolineando l’importanza di trovare il giusto equilibrio tra l’eradicazione del tumore e la minima invasività della lesione chirurgica per limitare o evitare effetti collaterali come la disfunzione erettile e l’incontinenza.

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Di “riabilitazione del pavimento pelvico nel post operatorio” ha parlato Julio Ovalle. Per i pazienti, operati alla prostata è stato predisposto a Sassari, un ambulatorio nel reparto urologico dell’Aou in cui viene portato avanti un programma personalizzato con sedute di fisioterapia, elettrostimolazione e farmacologico. Sulla complessità della diagnosi del carcinoma alla prostata è stato incentrata la relazione di Angelo Panariello che ha sottolineato l’importanza dello stato clinico generale del paziente nella diagnosi per stabilire i parametri di aggressività di un tumore. 

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